giovedì 22 novembre 2012

25 Novembre, Mercatino di beneficenza sul Naviglio Grande a Milano.

domenica 25 novembre 
a Milano sul Naviglio Grande, in Darsena (angolo tra viale Gorizia e Ripa di Porta Ticinese) 
dalle 9 alle 18
numerose bloggers  invitate dalla Spilucchina Virginia
terranno un mercatino di beneficenza
dove si potranno acquistare decorazioni e oggetti natalizi
realizzati con le proprie mani
per partecipare alla raccolta dei fondi in favore della campagna
IO NON MANGIO SOLO dell'associazione Progetto Mondo Mlal




si potrà anche acquistare il calendario realizzato scegliendo 12 ricette a base di pane tra le 90 che hanno partecipato al contest indetto lo scorso mese.




L’intero ricavato della giornata andrà a sostenere 10 programmi di sviluppo in Guatemala, Haiti, Bolivia, Perù, Mozambico e Burkina Faso perché – da non dimenticare mai - mangiare è un diritto di tutti!

1 miliardo e 200 milioni di persone non mangiano a sufficienza.
200 milioni di bambini soffrono di malattie e disturbi gravi perché mangiano poco e male.
13 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno per problemi collegati all’alimentazione.
il cibo prodotto per 12 miliardi di persone sfama meno di 6 miliardi degli abitanti della terra.

se vi va di aderire alla campagna, aiutateci a sostenerla partecipando numeri al nostro mercatino di domenica e seguendo tutte le iniziative sul sito IO NON MANGIO SOLO

il calendario può anche essere acquistato ordinandolo all'indirizzo sostegno@mlal.org o via tel. allo 045.8102105 un bel regalo per il prossimo Natale.

vi aspettiamo numerosi!
a domenica.
Sabrina



sabato 17 novembre 2012

Confettura di sedano rosso di Orbassano



Lo stand del sedano rosso di Orbassano, al salone del gusto di Torino, era un'esplosione di rosso carminio in tutte le sue sfumature fino a ricongiungersi con il verde tipico del sedano tradizionale.
Ne sono stata attratta come una calamita. I produttori mi hanno accolto con un grande entusiasmo e voglia di far conoscere il prodotto che coltivano con tanta passione. Mi hanno offerto un freschissimo centrifugato, che mi ha subito stimolato le papille gustative e per questo non ho potuto fare a meno di comprarne un bel mazzo, scelto con cura dal produttore.
Il sedano rosso di Orbassano è un sedano che sa di sedano, peccato non trovarlo a Bologna, un vero peccato.
Amo il sedano, nella mia cucina è sempre presente, lo utilizzo per profumare il brodo, nei soffritti, in una vellutata deliziosa, a go-go nelle insalate e preparo anche un semifreddo molto chic. 
Mi mancava la marmellata, che ho preparato seguendo il metodo di Christine Ferber e la consiglio vivamente, perché mantiene inalterato il profumo intenso del sedano e anzi, a mio avviso lo esalta ancora di più.

 Sedano rosso di Orbassano


La storia.

La tradizione del sedano rosso a Orbassano è antica, risale al Seicento, quando la duchessa di Savoia, Anna Maria d'Orléans, sposa del re Vittorio Amedeo II, portò con sé dalla Francia il sedano violetto di Tours, più saporito e tenero di quelli coltivati al tempo in Piemonte.
Con il passare degli anni il sedano violetto francese si è ben acclimatato negli orti circostanti la città di Torino, soprattutto ai terreni ricchi di acqua della zona di Orbassano, e ha sviluppato il caratteristico colore rosso alla base delle coste e un sapore lievemente ammandorlato che lo rende molto interessante per l'utilizzo gastronomico.
Nei secoli ogni paese della cintura torinese acquisì una rinomanza per particolari ortaggi: Nichelino per l'insalata, Savonera per le rape e rapanelli, Santena per gli asparagi, Carmagnola per peperoni, Gassino per le carote, patate e cipolle, San Mauro per le fragole, Settimo Torinese per i cavoli, e Orbassano per i sedani rossi. Il sedano rosso si seminava a marzo aprile in pieno campo e si trapiantava a giugno-luglio per essere poi pronto dalla fine di settembre ai primi di novembre, quando si celebrava perfino una festa.
Per conservare e intenerire i sedani gli ortolani durante l'inverno si erano anche inventati un metodo ingegnoso: scavare delle fosse nel terreno a sezione rettangolare, in cui deporre i sedani rossi appena raccolti, in piedi, fosse profonde quanto le coste del sedano. Ricoprivano poi i sedani con fieno di erbe raccolte nelle aree paludose dei boschi di Stupinigi (dette impai) e, se le condizioni climatiche erano favorevoli, riuscivano a conservare i sedani fino a marzo.
Gli ortolani si davano appuntamento al mercato di Torino che, fino attorno al 1930 era in piazza Borgo Dora, davanti all'Arsenale (oggi della Pace) poi, negli anni '30 vennero inaugurati "i Mercati Generali all'Ingrosso" in piazza Balilla, oggi piazza Galimberti, dove i loro prodotti venivano venduti ai dettaglianti.
Ma gli ortolani di Orbassano erano presenti con la loro specialità anche sui mercati di Pinerolo, Avigliana, Giaveno, e si spingevano fino a Susa.

Il presidio.

Questa coltivazione storica è stata progressivamente abbandonata, fino ad arrivare negli anni '60 quasi all'estinzione. Le ragioni sono molte: la concorrenza di altre varietà che richiedevano meno lavoro e più redditizie, quali ad esempio il sedano dorato di Asti, il calo della domanda, la destinazione di molti terreni fertili alla costruzione di zone industriali e artigianali. Oggi solo pochi ortolani della piana agricola che si estende dalla Palazzina Reale di Stupinigi fino alle porte della cittadina di Orbassano continuano a produrlo, vendendolo direttamente in azienda o nei mercati del torinese, e ogni anno organizzano anche la storica festa del sedano rosso la terza domenica di ottobre.
Il Presidio riunisce tre coltivatori che oggi costituiscono il "Consorzio Sedano Rosso Orbassano" e che hanno partecipato ad un lungo lavoro di selezione e recupero della semente originaria in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell'Università di Torino.
L'azione del Presidio intende far conoscere e promuovere questa antica varietà nei mercati e nei ristoranti del torinese e, allo stesso tempo, conservare le aree agricole alle porte di Torino.
Referente dei produttori del Presidio
Giovanna Scaffidi
tel. 
011 9002384 - 340 2389525
agriturismo@cascina-gorgia.it

Proprietà oganolettiche.

Venticinque secoli fa il medico greco Ippocrate ne consigliava l'utilizzo per i nervi sconvolti. Oggi è stato accertato che il sedano rosso è ancora un ottimo tonico nervino.
Il sedano contiene una grande percentuale di vitamina E, fattore stimolante delle funzioni sessuali, per questo considerato un potente afrodisiaco.
Possiede virtù digestive, diuretiche, stimolanti e depurative.
Il decotto di semi attenua il meteorismo e l'aerofagia, molto indicato nelle cure dimagranti.
Contrasta i dolori reumatici, la gotta, i calcoli biliari e renali.
Il succo del sedano rosso, aiuta nella prevenzione delle rughe, rende luminosa la pelle e svolge una particolare azione cicatrizzante.

Confettura di sedano rosso di Orbassano 



Per due vasetti da gr 250:

gr. 500 di sedano rosso
gr. 300 di zucchero

Tagliare il sedano a tocchetti, metterlo in una ciotola di porcellana con lo zucchero, coprirlo con la pellicola trasparente e farlo riposare in frigorifero per 24 ore.
Passato questo tempo, raccogliere lo sciroppo che si è formato e metterlo a bollire, schiumando se necessario, in una pentolina di rame per circa 10 minuti. Versarlo sul sedano, coprire con pellicola e fare riposare ancora 24 ore in frigorifero.
Separare il sedano dallo sciroppo e fare cuocere separatamente in due pentoline di rame per circa 10 minuti, avendo cura di rimestare e schiumare se necessario. 
Trascorso questo tempo, unire di nuovo il sedano allo sciroppo e cuocere per 15 minuti a fuoco lento, fino a quando il sedano non è diventato trasparente. 
Frullare fino a ridurlo una crema, versare la confettura bollente nei vasi lavati e sterilizzati, chiuderli bene, capovolgerli e coprirli con un panno caldo.
Quando si sono completamente raffreddati, mettere l'etichetta e riporli in dispensa.
Alla prossima.
Sabrina




sabato 10 novembre 2012

I tartufi ed è già un po' Natale.

E' un sabato tipicamente autunnale, il cielo è plumbeo, gli alberi nei viali sono ricoperti di foglie dorate, l'aria è umida e fresca, il ristorante all'angolo ha il forno a legna che profuma la strada, i negozi già al mattino splendono di lampade vivide.
Percorrendo i portici verso il caffè, il profumo di pasticceria fitto e gustoso, avvolge le persone sedute ai tavoli a scaldarsi con un bollente cappuccino.
L'autunno sa mettere dei contorni precisi alle cose. 
L'odore di certe giornate di novembre sa di di terra smossa, di pino resinoso, di giorno dei morti, di mosto e castagne, di festa di San Martino, che ne fanno un preludio al Natale.
Mi piace assaporarlo, fino a goderlo pienamente.
Mi piace ricevere gli ospiti a negozio, accogliendoli con il calore delle fiamme dei camini accesi e la dolcezza di un pasticcino appena fatto.

Oggi ho preparato dei tatufini in tre versioni, un'idea carina che pensa già al Natale, deliziosa per preparare piccole scatoline gustose da regalare ad amici e parenti.
Oggi un tartufino e domani che è San Martino, la festa dei becchi, mi raccomando, marroni arrosto e vino nuovo! 
Buona domenica a tutti.


I Tartufi.





Ingredienti per circa 45 dolcetti:

gr. 150 di cioccolato fondente di ottima qualità con percentuale di 60% di cacao
gr. 150 di nocciole del piemonte pelate e tostate
gr. 50 di albicocche disidratare
gr. 50 di zenzero candito
gr. 50 di scorza d'arancia candita
polvere di cacao amaro, farina di cocco, granella di pistacchio
gr. 200 di acqua
gr. 100 di zucchero di canna

Preparare uno sciroppo con l'acqua e lo zucchero, facendolo bollire finchè non raggiunge la giusta densità.
Lasciare raffreddare.
Dividere il cioccolato e le nocciole in 3 parti uguali e al ogni parte aggiungere separatamente le frutte.
Tritare bene, ottenendo così 3 impasti differenti.
Aggiungere ad ogni impasto due cucchiai di sciroppo e amalgamare per bene.
Formare delle palline che andremo poi a confezionare nel seguente modo:
cioccolato, nocciola e zenzero le passeremo nella farina di cocco;
cioccolato, nocciole e albicocca le passeremo nella polvere di cioccolato amaro;
cioccolato, nocciola e scorza di arancio le passeremo nella granella di pistacchio.
Ecco fatto, veloci, buonissime e di grande effetto.
Ricordatevi che la base è sempre cioccolato fondente, nocciole e sciroppo per legare. A queste base potete sbizzarrirvi creando gli abbinamenti che più vi stuzzicano.
Grazie.
Sabrina




mercoledì 7 novembre 2012

Pollo cip e ciop e il piccolo peperone di Capriglio.

Slow Food e' un'associazione internazionale no profit creata per promuovere l'educazione del gusto,  il cibo buono e di qualità proveniente da produzioni che rispettano l'ambiente e tutelano la biodiversità e riconoscono la giusta remunerazione agli agricoltori.

Per sensibilizzare i piccoli produttori ad adottare pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico al mercato, sono stati istituiti i Presidi  Slow Food. Il loro obbiettivo è quello di tutelare questi piccoli produttori  e salvare i loro prodotti tradizionali di qualità, garantendo un futuro alle comunità locali, cercando nuovi sbocchi di mercato, promuovendo e valorizzando sapori e territori.
In Italia dal 2004 sono nati 201 presidi che hanno contribuito a salvare numerose razze animali, specie vegetali, formaggi, pani e salumi che rischiavano l'estinzione e a dimostrare che un'altra agricoltura e un'altra produzione alimentare sono possibili. 

Al Salone del Gusto di Torino erano presenti 300 stand, contrassegnati dal colore arancione, distribuiti all’interno del Mercato hanno offerto formaggi, salumi, pani, dolci, cereali, mieli tutelati da Slow Food e provenienti da più di 50 nazioni.

Uno di questi è il Presidio del Peperone di Capriglio.

"Capriglio e un paesino del Monferrato che conserva un peperone dalle origini antiche, selezionato e coltivato da oltre due secoli e tramandato di generazione in generazione dagli agricoltori locali.
Come altre varietà di peperone coltivate attualmente nella zona di Asti, si ritiene sia stato originato da un incrocio naturale tra antiche coltivar di piccole dimensioni e altre dimensioni ben più grandi provenienti dal cuneese.
Essendo una pianta di origine antica è molto rustica, vigorosa e non molto alta: il frutto e' di dimensioni medio piccole, con tre sole costole e la sezione leggermente triangolare o cuoriforme di colore giallo o rosso.
Il prodotto fresco fino agli anni '60 aveva un notevole mercato a Chieri, Asti, Torino e , addirittura, prezzi doppi rispetto ad altre varietà.  In seguito con l'introduzione di nuove varietà di dimensioni maggiori, la domanda si è abbassata, tanto che in pochi anni la produzione e' proseguita solo per il consumo familiare e per pochi conoscitori.
Il sapore delicatamente dolce e lo spessore della bacca, consistente e carnoso, caratteristica che si sta perdendo quasi totalmente tra le attuali varietà pesanti sul mercato, lo rendono particolarmente adatto alla conservazione, quella tradizionale sotto "raspa",  cioè nelle vinacce. Per questo i peperoni di Capriglio sono sempre stati famosi e ricercati nei paesi vicini.
È' un metodo di conservazione molto semplice che consiste nel porre in una damigiana i peperoni interi, ben lavati e con il picciolo ancora ben attaccato, immersi in una soluzione composta da aceto, acqua bollente e sale. a bocca della damigiana viene poi chiusa con vinacce derivate dalla lavorazione del Barbera, che avviene nello stesso periodo della maturazione dei peperoni.dopo un mese sono pronti per il consumo, ma si possono conservare anche per alcuni mesi.
Il peperone di Capriglio si raccoglie dalla fine di agosto fino ad ottobre, ma conservato in agrodolce o sottaceto è reperibile tutto l'anno."
La storia, le curiosità e la coltivazione di questo piccolo gioiello, la potete trovare qui.



A Capriglio, i pochi agricoltori rimasti portano avanti la tradizione di coltivare il peperone autoriproducendosi i semi e mantengono così il patrimonio genetico, tramandato negli anni.
I produttori sono riuniti nell'associazione:

Un cuore di Peperone

Capriglio (At)
piazza Mamma Margherita, 3
tel. 333 4369687


Pollo cip e ciop.

Era tanto tempo che non lo preparavo, perché non digerisco molto bene il peperone, anche se lo sbuccio. 
Al Salone sono stata subito attratta da questi piccoli e rotondi peperoni colorati e quando mi è stato spiegato che erano molto digeribili, non ho esitato a comprarli, sapendo già quale sarebbe stata la loro destinazione, il pollo cip e ciop e devo dire che la promessa è stata mantenuta.
Ho tenuto da parte i semi che ho messo ad essiccare e a primavera li darò a mio padre che li farà germogliare e pianterà le piccole piante nell'orto, così avremo anche noi il nostro piccolo presidio di questo delicato e carnoso peperone. Ho preso anche l'impegno di ricordarlo anche alla mia amica Simona che ha avuto l'idea di provare a coltivare il peperone di Capriglio. Sperem!




Ingredienti per 4 persone:

3 grosse cosce e sovracosce di pollo
una cipolla bionda di Medicina
8 peperoni di Capriglio gialli e rossi
1 peperoncino piccante intero con picciolo
un bicchiere di buon vino bianco fermo
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
1 mestolo di brodo vegetale
un rametto di maggiorana
2 spicchi d'aglio
sale 



Pulire e lavare il pollo, tagliare le parti grasse in eccesso, tagliarlo in piccoli pezzi e disporli in un tegame antiaderente con le foglie della maggiorana e l'aglio schiacciato. Fare rosolare per bene la carne a fuoco vivo.
In un tegame di coccio, fare appassire in poco olio la cipolla  con un poco di sale e aggiungere i pezzetti di pollo. Lasciare insaporire un minuto, bagnare con il vino, evaporare, aggiungere i peperoni tagliati a pezzetti, il peperoncino chiuso deve solo insaporire, non piccare) e il concentrato di pomodoro sciolto in un mestolo abbondare di brodo vegetale bollente.
Salare, coprire con il coperchio e cuocere a fuoco lento per circa un'ora e mezza.
Servire accompagnato da un'insalata di radicchio di campo o del cardo saltato in padella.
Sabrina

Vorrei partecipare al contest del caro Nuccio, che finalmente ho conosciuto al Salone e anche se non ci ho parlato tanto, non ha tradito le aspettative. Ciao Nuccio!!!


domenica 4 novembre 2012

Tortelloni di ricotta di capra, burro e salvia.

Li ho sempre chiamati tortelli, ma li chiamano anche ravioli o tortelloni e sono in assoluto la mia pasta preferita.
Li preferisco a forma di triangolo o rettangolo, perché amo sentire bene il gusto del ripieno, ma si trovano anche a forma di grande tortellino, formato che, a mio gusto personale, li appesantisce e ne esalta meno il sapore, ma ripeto, è solo il mio gusto.
Mi piacciono di sfoglia sottile, con un ripieno leggero di ricotta e prezzemolo e conditi semplicemente con burro, salvia e un poco di parmigiano. 
Nella mia terra d'origine, Imola e la Vallata del Santerno, sentiamo molto l'influenza della cucina toscana e questo ha fatto si che in tanti ristoranti si trovano i tortelli con il ripieno di patate, dove la morte loro è un ragù bianco di poca salsiccia e funghi porcini. Anche così li amo molto.
Quando posso, vado nel cuore della Romagna, dove sono piccoli e quadrati, con un ripieno di erbe di campo e raviggiolo, delicatissimi, si sciolgono in bocca.
Poi, l'estate scorsa, ne ho gustati dei favolosi in Liguria. Li fanno con una pasta senza uovo e un ripieno di formaggio leggero, tipo ricotta e borragine o con un ripieno di pesce, molto leggeri ma allo stesso tempo saporitissimi. 
A Ferrara li voglio solo di zucca, ma senza amaretto, conditi con burro salato e tanto pepe macinato al momento.
Nella mia famiglia è mio padre che li prepara, ancora oggi che ha 82 anni e per me sono i migliori al mondo, potrei mangiarne in continuazione, senza saziarmi mai. Se capito a casa mentre li sta facendo, chiude la porte della cucina e mi vieta di entrare, perché non so resistere, li mangio così, anche crudi. Da bambina mi obbligava a cantare per tutto il tempo: In realtà mi intimava a fischiare, ma non essendo capace, cantavo...sarà per questo che impazzisco per il karaoke...:D

Questi li ho preparati durante un deliziosissimo pomeriggio trascorso nella splendida cucina di Silvia, l'adorata mogliedaunavita, dove abbiamo improvvisato un piccolo corso di sfoglina, tra chiacchiere di cibo e cinema, pedalate e risate. 
Da romagnola verace li fa proprio come piacciono a me, uguali uguali a quelli di babbo e come lui, mi ha bacchettata ogni volta che mi vedeva inghiottirne uno.
Non potevano mancare tra le mie ricette.

questa foto l'ha scattata Silvia  e l'ha pubblicata così: 
il ballo.dell'orecchino...solo perché non si vede il culo
#scuola di mattarello


Tortelloni di ricotta di capra, burro e salvia.


Ingredienti per 4 persone:

Per la sfoglia:
5 uova di gallina
gr. 500 di farina 0

Per il ripieno:
gr. 300 di ricotta di capra
gr. 300 di parmigiano  reggiano
2 cucchiai di prezzemolo tritato
noce moscata

Per il condimento:
burro e un rametto di salvia

Preparare la sfoglia versando sul tagliere la farina a fontana, rompere al centro le uova e, con l'aiuto di una forchetta, cominciare ad amalgamare bene la farina alle uova. Impastare energicamente fino ad ottenere un panetto omogeneo e liscio. Consiglio di partire tenendo da parte un poco di farina e di aggiungerla man mano che si impasta, poiché la quantità dipende dal tipo di farina utilizzata e dal suo grado di assorbimento e anche dalla grandezza delle uova.
Una volta pronto l'impasto, formare una palla coprirla con una tazza di porcellana e lasciarla riposare per una mezz'ora.

Preparare il ripieno, grattugiando al momento il parmigiano e pestando con il coltello il prezzemolo. Unirli alla ricotta con una generosa grattugiata di noce moscata. Lavorare gli ingredienti con un cucchiaio di legno, formando un impasto omogeneo. Coprire e mettere in frigorifero.

Tirare una sfoglia molto sottile e tagliare dei quadrati con la sprunella.
A questo punto è arrivato il momento di mettere su uno dei nostri cd preferiti e cominciare a cantare!
Prendere il ripieno e metterne una piccola noce in ogni quadretto e chiudere immediatamente a triangolo.
Questa operazione deve avvenire nel più breve tempo possibile, onde evitare che la sfoglia si secchi.

In un largo tegame sciogliere un bel pezzetto di burro e insaporirlo con le foglie di un rametto di salvia.
Mettere a bollire abbondante acqua salata, buttare i tortelli e una volta che l'acqua ha ripreso il bollore, contare un minuto. Prelevare i tortelli con la ramina e unirli al burro sciolto. Farli saltare e servirli subito con parmigiano a parte, per chi lo desidera.

Alla prossima.
Sabrina


giovedì 1 novembre 2012

La bella Gente del Fud - Salone del Gusto e Terra Madre.

Da dove comincio?
Inizio dalla fine. Sono uscita dal salone stordita e con il magone. 
Nonostante la stanchezza < non ho più il fisico>, non me ne sarei più andata. 
Il mio è stato un salone dedicato alle persone, a quelle conosciute che non vedevo da tanto, a quelle amiche che avevo visto la settimana prima, a quelle che non avevo mai conosciuto ma che non vedevo l'ora di conoscere, a quelle che il virtuale non mi aveva fatto scattare nulla ma che la realtà mi ha regalato una bellissima sorpresa, a quella di cui non avevo mai sentito parlare ma che da subito è stata  amicadaunavita
Ho cercato di godermele tutte, il più possibile, di conoscerle, di viverle. Abbiamo riso tanto, ci siamo donate confidenze, abbiamo mangiato, bevuto birra, fatto spesa insieme. Ci siamo sostenute durante le nostre performance, ci siamo applaudite, abbracciate e fotografate.

Tutto questo mentre gli instancabili ragazzi/e dello staff di Garofalo che ci ospitava, ci hanno coccolate e vezzeggiate, facendoci sentire come a casa. Veramente grandiosi. 
Un ringraziamento speciale ad Emidio Mansi, quello bello :D, brillante e verace, che ogni volta ha presentato il progetto Gente del Fud e le bloggers di turno, come un film candidato all'Oscar con le sue interpreti protagoniste; a Giorgio Marigliano sempre pronto e disponibile a mettersi all'ascolto e ad aiutare. 
Grazie, grazie, grazie di cuore.

Sono tornata a casa con un doppio bagaglio, quello pesantissimo e golosissimo di leccornie e presidi slow food, e quello ricchissimo di valori umani che mi hanno fatta sentire una persona migliore.
Chi condivide la vita quotidiana con me, sa che sono una donna estroversa e spigliata  e amo divertirmi quando sono in compagnia, ma che fondamentalmente sono una solitaria e che non so coltivare le amicizie. Bene, auguro a me stessa che questa esperienza mi abbia insegnato quanto è importante mantenere vivi i rapporti, perché danno tantissimo e arricchiscono la vita.

Buonanotte bellissima Gente del Fud, a domani, ci vediamo su faccialibro, ci telefoniamo o magari, ci prendiamo un aperitivo in giro da qualche parte...
Sabrina







 





                       

 







 





Manger 
est un act agricole.
Produir
est un act gastronomique.