sabato 30 marzo 2013

Torta di noci.



Strana Pasqua quella di quest'anno.
Il clima è quello di pieno inverno. La temperatura oscilla dai 4 ai 10 gradi massimo e piove, piove, senza tregua.
Bologna bene o male si sta svuotando, chi ha la casa al mare ci prova...almeno cambia aria. Noi non andremo da nessuna parte, abbiamo bisogno di riposarci e muoverci per soli due giorni è più la fatica che il gusto.Magari a Pasquetta andremo per mostre; ce ne sono un paio che stiamo rincorrendo da qualche settimana e per quanto mai dentro ai musei non piove..:)) 
Enrico va in Slovenia con la sua ragazza e spero che si rilassi un po'. E' sempre così nervoso, il lavoro lo fa penare; aveva bisogno di conferme prima della pausa pasquale ma non gliene hanno date e così si consuma dalla preoccupazione. E' uno scorpione, di quelli tosti, che si fa pochi sconti e la vita fino ad ora non è stata tanto di manica larga. Il mio cucciolo...tieni duro!!
Mamma e babbo se ne staranno a casa finalmente in pace, due tortellini, un arrostino, una fetta di colomba e il caffè con la cremina. Stasera c'è Inter-Juve, babbo ha il suo da fare..:)) Mamma, per il suo grande senso di dovere che non la abbandona mai, vorrebbe che andassimo da lei il giorno di Pasqua, ma ha bisogno di riposare, non di spignattare anche quel giorno, quindi ci si vedrà la prossima settimana. Del resto com'è il detto? Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi..
Ad ora del papà del mio compagno e degli zii non ho notizie..quindi forse ce la passiamo da soli a casa, facendoci il nostro brunch pasquale...chissà..quest'anno è una Pasqua così.

Di uova di cioccolato ho preso quello dell'Ant. 
Spero di trovarci dentro un contratto di lavoro per mio figlio e una bel risultato alla laurea per Alessandra, la sua fidanzata. Tanta salute per tutti i miei. Soddisfazione al lavoro anche per il mio compagno. Salute e serenità per tutte le mie amiche, per le loro famiglie e per chi mi legge.  Per me tanto lavoro e qualche chilo in meno, diciamo 6/7 (!!!). Un governo per questa povera Italia, un po' di sole e un po' di caldo.
Sorbole, in un uovo così piccolo tutta sta roba! Beh...si vede che oggi è il giorno dei proverbi...e visto che nella botte piccola ci sta il vino buono...un po' di ottimismo non guasta mai.

Ieri su feisbuc girava un post-it che diceva:
La più coraggiosa decisione che prendi ogni giorno, è quella di essere di buon umore.
L'ha scritto Voltaire ed è piaciuta tanto tanto, a tutti quelli che l'hanno letta. Beh non diamola per scontata, perché non è così facile, ma se ci si sforza un po' forse porta anche fortuna...
Buona Pasqua a tutti.


Torta di noci
 



gr. 150 di farina 
gr. 150 di zucchero
gr. 150 di burro di centrifuga
3 uova
20 noci
mezza bustina di lievito per dolci
1 bicchierino di rhum
marmellata, gusto a piacere (io fragole)



Lavorare il burro, ammorbidito a temperatura ambiente, con lo zucchero fino a quando non risulti bello spumoso. Aggiungere i tuorli uno per volta, continuando a montare. Aggiungere poi il rhum, due terzi di noci tritate e la farina setacciata con il lievito. Amalgamare bene. Incorporare alla fine gli albumi montati a neve ferma.
Versare il composto in uno stampo rotondo e cuocerlo in forno caldo a 180° per circa 30 minuti. 
Raffreddare il dolce su una gratella.
Spalmare poi la superficie del dolce con la marmellata di fragole, o di un altro gusto a vostro piacere, cospargere con le rimanenti noci e guarnire con due fragole fresche.

Si può sostituire la marmellata con gr. 100 di cioccolato fondente fuso a bagnomaria o con una glassa ottenuta mescolando gr. 180 di zucchero a velo, una noce di burro e 1 cucchiaio di miele a bagnomaria con una frusta.




lunedì 25 marzo 2013

Fideuà mediterranea a basso impatto, con un tocco francese.



La paella me la insegnò tanti anni fa un ragazzo spagnolo, amico di amici. 
Mi innamorai subito di questo piatto, per la sua bontà ma anche per il divertimento trovo nel preparalo, tanto che negli anni è un diventato un must della mia cucina.
Quando vivevo in campagna, durante l'estate mi piaceva cuocerla sulle braci del barbecue, in giardino. Era divertente perché mi raggiungevano gli amici e la preparazione diventava un lavoro di squadra. C'era chi preparava la sangria, chi puliva il pesce, chi spezzettava il pollo e lo arrostiva sulla brace, chi si dedicava alla musica perché cucinare con un bel sottofondo è tutta un'altra cosa, chi si occupava di mantenere costante il livello di braci sotto la paelliera e chi semplicemente se ne stava sdraiato al sole a godersi questa preparazione così godereccia.
E alla fine, tutti insieme a tavola a gustare questo piatto spettacolare a suon di bis e tris!  
Che ricordi! Sono queste le cose che ancora mi mancano della mia vita precedente..quelle serate erano un vero e proprio toccasana che permetteva di caricarmi di energia per affrontare le fatiche quotidiane.

Quando Mae ha vinto l'MTC di febbraio, subito ho pensato che avrebbe proposto la paella, date le sue origini spagnole, ma lei mi ha stupito con effetti speciali, proponendo La Fideuà che non conoscevo e che mi ha intrigato immediatamente. E' una sorta di paella con i fideus, una pasta sottile e corta, come dei piccoli spaghetti spezzettati, al posto del riso. E' solo di pesce o vegetariana, al contrario della paella non prevede la carne. E' sempre accompagnata dalla salsa alioli.



Ieri, complice una domenica uggiosa e in possesso di tutti gli ingredienti, decido di dedicarmi alla preparazione della mia fideuà.  Erano diverse le varianti a cui avevo pensato. Alla fine ho deciso per quella ad impatto quasi zero, perché ho utilizzato la carne dei pesci con cui ho preparato il brodo, per fare delle polpettine di condimento. Per la salsa sono stata indecisa fino all'ultimo, poi ha vinto il burro salato affumicato, che ne ha dato un tocco francese.



Fideuà mediterranea a basso impatto, con un tocco francese.



Ingredienti per 2 persone:

Per il brodo di pesce:
1 gallinella
1 merluzzo, qualche moletto
1 costola di sedano
1 piccola carota
1 gambo di cipollotto
1 gambo di aneto
qualche grano di pepe, un po di sale
1  e 1/2 di acqua

Per le polpette:
la polpa dei pesci dl brodo
una fetta di pane raffermo
due acciughe dissalate
un cucchiaio di aneto fresco 
un uovo
pangrattato

Per la salsa:
gr. 100 di ottimo burro di centrifuga
1 cucchiaino colmo di sale affumicato

Per la fideuà:
gr. 200 di spaghetti medi
1 piccola melanzana
1 cucchiaio di farina di semola
polpettine di pesce
4 gamberoni
aceto di mele
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
paprika e pistilli di zafferano
1 pomodoro fresco 
brodo di pesce
olio extravergine

Preparare il brodo:
Pulire il pesce dalle interiore e lavarlo bene. Lavare le verdure. Mettere tutti gli ingredienti in una pentola con l'acqua fredda, sale e pepe, portare ad ebollizione, avendo cura di schiumare. Cuocere per circa 40 minuti. Togliere i pesci e le verdure, filtrare e tenera da parte al caldo.


Preparare le polpette:
Una volta che il pesce è raffreddato, prelevarne la polpa e spezzettarla. Bagnare una fetta di pane raffermo con un poco di brodo di pesce, strizzarlo bene e aggiungerlo alla polpa del pesce. Unire l'aneto tritato, le acciughe dissalate e spezzettate, unire l'uovo e amalgamare bene.
Formare delle piccole polpette, passarle nel pangrattato e adagiarle su una teglia coperta di carta da forno. Condirle con un filo d'olio extravergine e passarle in forno caldo a 200° per un quarto d'ora.


Preparare il burro:
Lavorare il burro ammorbidito con il sale affumicato.



Preparare la fideuà:
Mentre si cuoce il brodo di pesce, tagliare a cubetti la piccola melanzana, salarla e metterla in un colino con un peso per buttare l'amaro, per una mezz'ora. Lavarla, asciugarla e infarinarla. Mettere i cubetti in una teglia coperta da carta da forno, facendo attenzione che non si sovrappongano, condirli con un filo d'olio extravergine e passarli in forno a 200° fino a cottura. Se preferite, potete friggerli, ma in questo modo rimangono più leggeri.



Spezzettare gli spaghetti in pezzetti di circa 3 cm di lunghezza. In un tegame basso e largo, scaldare due cucchiai di olio extravergine e tostarli il più omogeneamente possibile, devono diventare sul marroncino ma attenzione a non bruciarli troppo. Mettere da parte.
Nello stesso tegame mettere un goccio di olio e aggiungere i gamberoni. Bagnare con poco aceto di mele, cuocere un paio di minuti, togliere dal tegame e mettere da parte.
Sempre in quel tegame un altro cucchiaio di olio, lo spicchio d'aglio, le spezie. Soffriggere solo un minuto e bagnare con un mestolo di brodo di pesce. Aggiungere un cucchiaio di concentrato di pomodoro e sciogliere bene.
Ora è arrivato il momento di cuocere la fideuà. Quindi unire i piccoli pezzetti di spaghetti tostati e aggiungere il brodo a poco a poco, come per fare il risotto. Alla fine la fideuà non deve risultare brodosa. Verso la fine della cottura (che nel mio caso ha richiesto circa 12/13 minuti per avere una pasta molto al dente, come piace a me, ma questo dipende dalla grossezza dello spaghetto utilizzato) unire i gamberoni.
Portare a cottura, unire a crudo il pomodoro a tocchetti, le melanzane caldissime e le polpette.
Servire con il burro affumicato a parte.





Le mie considerazioni:
Il quatitativo di polpette ottenute è stato superiore a quelle che realmente mi sono servite per la fideuà. Ho preparato un sughetto con un battuto di porro e la polpa di due pomodori,  ho unito le polpette rimaste e ho fatto insaporire sul fornello per dieci minuti. Le ho abbattute a +3° e le ho conservate in frigorifero fino all'occorrenza.
Il quantitativo di burro è troppo per accompagnare la fideuà per due persone. Conservato in frigorifero, è ottimo per accompagnare pesce al vapore, per cuocere un filetto, per le uova alla francese o spalmato su una fetta di pane tostato.
Ho voluto utilizzare anche i gamberoni, perchè i crostacei hanno un sapore tutto loro e non volevo allontanarmi poi tanto dalla preparazione tradizionale.
Il pomodoro ho preferito metterlo a crudo, per dare freschezza al piatto.

E' un piatto gustosissimo e divertente. Le polpettine e i gamberoni tocciate nel burro affumicato sono una delizia. Noi la abbiamo accompagnata con un vino bianco, fermo e profumato che ne ha esaltato i sapori.
E' stata una ottima cena domenicale. Grazie Mae e grazie banda dell'MTC!



sabato 23 marzo 2013

Cake al the di rose.


Come cantava Lucio Dalla? 
Milano ogni volta che mi tocca di venire
mi prendi allo stomaco,
mi fai morire.


Io la amo la nostra New York italiana, amo l'aria che si respira, il fascino della nebbia, i negozi scintillanti, i palazzi grigi, il duomo così imponente con la sua Madonnina in cima che dà un senso di protezione, i navigli, Sant'Ambrogio e San Babila, l'ultima cena di Leonardo, il fuori salone, le mie amiche milanesi che sono tutte così figherrime e la Rinascente!

L'ultima volta che sono andata in questo luogo di perdizione, la Rinascente intendo, dove ogni cosa diventa oggetto di desiderio, ho comprato un barattolo di the di  Løv Organic (ma quanto sono belli?!?!). Ho scelto questo alla rosa perché, nonostante la mia veneranda età, ogni tanto ho voglia di fare un po' la bimba minchia e ho avuto un colpo di fulmine per  il barattolo rosa che  è aromatizzato alla rosa, giustamente! 
Così per inaugurare la primavera appena cominciata, ho pensato di preparare un cake utilizzando proprio questo the che profuma della stagione più bella dell'anno.




Cake al the di rose.



il cake:
100 gr di farina di farro bianca
100 gr di farina di farro integrale
3 uova
180 gr di zucchero di canna
120 gr di burro di centrifuga
1 dl di the aromatizzato alla rosa
2 cucchiaini di petali di rosa essicati
10 gr di lievito per dolci
un pizzico di sale




Preparare un the concentrato, scaldando l'acqua fino a poco prima che prenda bollore e un cucchiaio di the alla rosa. Lasciare in infusione per circa 10 minuti, filtrare e raffreddare.
Nella planetaria sbattere le uova con lo zucchero, quando il composto sarà raddoppiato di volume e spumoso aggiungete poco alla volta le farine setacciate, il sale e il burro fuso. Unite il the, i due cucchiaini di petali di rose e il lievito (setacciato sempre).
Versate l'impasto nello stampo da plumcake ricoperto con carta da forno e fate cuocere per 40 minuti a 170-180.
Sfornate e lasciate raffreddare.

Buona domenica.
Sabrina

giovedì 21 marzo 2013

I vincitori del Quinto Quarto (R)evolution!

Bella avventura e belle soddisfazioni.
Avventura perché il tema è stato assolutamente difficile e di nicchia, il quinto quarto, le famigerate frattaglie che tanti solo a sentirne parlare storcono il naso  e per di più noi abbiamo voluto creare la nicchia dentro la nicchia, obbligando a rivoluzionare le ricette tradizionali o a crearne delle nuove, magari cercando accostamenti arditi.
Soddisfazioni perché abbiamo ricevuto ben 50 ricette, tra le quali vere e proprie chicche, che ci hanno fatto sudare per raggiungere il verdetto.
La frattaglia più gettonata è stato il fegato, di pollo, di anatra, di vitellone e di maiale, vi siete proprio sbizzarriti, l'avete presentato in tutti i modi, stupendomi sempre. La trippa ha avuto anche lei le sue belle realizzazioni, ma c'è anche chi ha osato la milza, che a detta di Luca Cai ha davvero un sapore particolare, il polmone, le animelle, la coratella, il midollo, il cuore! 
Alcuni di voi come Cristiana e Corrado, ci avete deliziati con tante ricette, tutte sfiziose e intriganti, dando corpo e anima a questo contest. 
Mi sarebbe piaciuto provarle tutte prima di elaborare un mio giudizio definitivo, ma non è stato possibile, gli impegni di lavoro mi hanno tenuta troppo lontana dai fornelli.

Ma per fortuna in questa bella avventura non  sono stata sola e quindi con l'aiuto di Cristina Galliti, la mia vulcanica socia, Leonardo Romanelli il critico d'autore e Luca Cai, specialissimo chef, siamo riusciti ad arrivare ad una scelta finale.

Ci tengo, prima di proclamare i vincitori, a menzionare le ricette che mi hanno fatto impazzire nella scelta finale.

- Patè di fegatini di pollo, di Beuf à la mode, l'accostamento con i fichi mi intriga tantissimo.

- I Ravioli di polmone rape e formaggina di capra, con profumi di zenzero prezzemolo e maggiorana, di Acquaviva Scorre, esotico e speziato e il coraggio di sperimentare il polmone.

- La coratella in versione corner, di Greta's corner, un piatto tradizionale destrutturato in modo chic ed elegante.

- I Croquenbuche di Fotocibiamo, questi mi hanno fatto davvero vacillare. 

- Le Polpette di fegato al fumo, cumino e zenzero di Corrado T, peccato, con una salsa di accompagno mi sarebbero piaciute molto di più.

- Il Crostino biscottato al fegato d'anatra di Pappa geniale, è già fisso nel mio ricettario.

- Tortini di fegatini e cuori di pollo con crème fraiche alla mela golden e spinacini con emulsione di lamponi di Cook'n book, mi ha divertito tanto la preparazione e mi ha riavvicinata a Sabina che ho conosciuto a Torino e con la quale ho avuto un feeling immediato.

- I Saltimbocca di fegato all'aneto e ananas caramellato, dell Cuoca Cialtrona, saporiti e esotici.

(I link li trovate in questo post)


Con Leonardo e Cristina ci siamo ritrovati all'Osteria Tripperia Il Magazzino, ospiti di Luca Cai in una piovosa giornata fiorentina. E' stata l'occasione per conoscerci e per conversare amabilmente del quinto quarto e di tutte le ricette arrivate. E' stato un onore per me, che sono solo una dilettante, amante del cibo e della cucina,  confrontarmi con professionisti del mestiere.

Alla fine la scelta è stata su quattro ricette e abbiamo quindi deciso di estrarre a sorte il biglietto offerto dalla Macelleria Zivieri di Monzuno per l'evento di Chef al Massimo e di premiare le altre tre come prime a parimerito con Il libro delle frattaglie di Leonardo Romanelli. 


Le ricette vincitrici a parimerito del libro di Romanelli sono: 



Mariella di Mariella Cooking - Cannoli di paté ai lamponi.
Un fingerfood straordinario, che si scioglie in bocca. Il fegato si sposa proprio bene con l'acido dei lamponi e la panna ne conferisce quella morbidezza ideale con la fragranza della pasta sfoglia del cannolo. Grazie Mariella. 


Cristina e Valeria di Beuf à la mode - Vellutata di cannellini con nuvola di trippa.
Cristiana è stata proprio dura scegliere tra tutte le ricette che ci hai inviato, una più bella dell'altra! Alla fine abbiamo scelto questa per il connubio della vellutata con il fritto della trippa, un piatto che a nostro avviso è alla portata di tutti, difficilmente qualcuno si tirerebbe indietro. Grazie di cuore per tutte le tue ricette che hanno contribuito in maniera importante a fare crescere non solo di numero ma di qualità il nostro contest. Hai centrato perfettamente lo spirito.


Eleonora di Happylife - Frattaglie da re ... Filone croccante su crema di Topinambour , guanciale, salame di turgia e salsa rossa.
Personalmente l'ho trovata geniale! E' bella saporita questa ricetta, ricca di sapori. Una botta di energia che però ci voleva, nel pieno spirito del contest. Grazie Eleonora.




La ricetta vincitrice del biglietto per Chef al Massimo è:



Valentina di La cuoca pasticciona - Creme brulè quinto quarto.
Una creme brulè con i fegatini? Ma stiamo scherzando? No, non scherziamo, anzi la gustiamo sorprendendoci ad ogni boccone. Delicatissima, un piatto da intenditore. Grazie Vale, la mia bimba..son contenta che verrai con me da Zivieri. :))




Ecco qua, l'avventura è finita.
Ringrazio ancora una volta tutti i partecipanti, i giudici, lo sponsor ma soprattutto Cristina,   per merito suo che mi ha suggerito di fare questo contest, ho potuto realizzare il sogno di fare salire il quinto quarto sul trono. 
Alla prossima.
Sabrina








venerdì 15 marzo 2013

Cake al cedro e limoncello con farina di lino.


“Ovunque i semi di lino divengano un cibo comune tra la gente, lì ci sarà una salute migliore”
Mahatma Gandhi 

Grande osservatore delle abitudini della sua gente e figlio di mercanti di spezie, Gandhi fu uno dei primi a capire l'importanza dell'utilizzo dei semi di lino nella dieta quotidiana.

Qualche nozione per imparare a conoscerli meglio.

I semi di lino contengono sostanze nutritive molto salutari: il 20% di proteine, il 40% di grassi e il 28% di fibre. Conservati a temperatura ambiente non perdono le loro proprietà per circa un anno, invece tostati è meglio conservarli in frigorifero per non più di un mese. Si trovano nei negozi di alimentazione bio e nelle erboristerie.

L'anticolesterolo in cucina:
Ricchi di acidi grassi polinsaturi, i semi di lino possono essere considerati tra le più ricche fonti naturali di acido alfa-linoleico (ALA), un acido grasso omega-3 che ha la capacità di abbassare i livelli di colesterolo. Come usarli: assumere tutti i giorni 50 g di semi di lino, aggiungendoli tostati alle verdure o ai formaggi morbidi, ma anche nello yogurt a colazione, o negli impasti di pane e focacce come nel cake che vi propongo. 

I semi di lino hanno anche proprietà emollienti e rinfrescanti nella cura di tutte le affezioni respiratorie: bronchiti, tosse, raffreddori.
Come usarli: il rimedio più antico è la “pappetta della nonna”: due pugni di farina di semi di lino (se non si ha la farina, usare due pugni di semi di lino tritati e farli cuocere in un poco d’acqua finché assumono la consistenza di una polentina) messi a bollire con un po’ d’acqua, fino ad ottenere la consistenza di una pappetta. Stenderla poi con uno spessore di almeno un centimetro, su una garza, ripiegata in due e porla sul petto, coprendo con un drappo di lana, che conserva il calore. Tenere sul petto per almeno 20 minuti.
Per un rimedio più veloce, si consiglia il decotto: mettere a bollire 8 grammi di semi di lino in 100 gr di acqua, far cuocere per 15 minuti, filtrare e bere, due volte al giorno.

Il consiglio in più: Il potere antinfiammatorio dei semi di lino torna utile anche in caso di gastrite e colite. Prendete il decotto (sempre due tazze al giorno) prima dei pasti. Vi garantisco che funziona veramente. Soffro di colite e da quando bevo questo decotto va molto meglio.

Per la pelle e per i capelli:
l’acido grasso omega-3 ha la capacità di ridurre le reazioni infiammatorie, soprattutto delle pelle. In caso di dermatiti, psoriasi, infezioni cutanee, ascessi e ferite è ottimo l’impiastro di semi di lino, che è una cura efficacissima anche contro la caduta dei capelli.

Come usarli: mettere alcuni cucchiai di semi di lino in un sacchetto di garza e farli bollire in acqua per una ventina di minuti. Farli intiepidire e applicarli per un quarto d’ora sulla ferita, tenendoli ben coperti.  La stessa pappetta, tolta dal sacchetto, è un ottimo rimedio per contrastare la caduta dei capelli: da applicare ogni giorno, per venti minuti, sul cuoio capelluto.



L'altro giorno mentre passeggiavo per una delle mie vie preferite, Via Galliera, scopro un negozietto bio nuovo nuovo con tante belle cose, risi di tutti i tipi, farine, cereali, legumi, tutti nei sacchi come nei negozi di granaglie di una volta e vengo attirata da questa farina di lino, di colore marrone scuro, dall'intenso profumo di nocciola e subito ne compro un chilo. Il ragazzo dietro al banco, anche lui genere d'altri tempi, faccia tonda con una bella barba lunga, il maglione di lana grezza e un bellissimo grembiule di canapona, con modi gentili e ossequiosi, mi consiglia di provare ad utilizzarla per un cake dolce, tagliandola sempre un poco, nella percentuale di un 20 % con una farina integrale di grano o di farro.
Sono corsa a casa, intirizzita dal freddo, perché si è marzo, ma qua a Bologna ha piovuto molto, la temperatura è siberiana e ho subito messo in cantiere questo cake che avevo in serbo da tempo, ma che nella ricetta originale prevede farina bianca di grano. Ho sostituito parte della farina con questa di lino e il calore del forno misto al profumo che sprigionava, ha scatenato le endorfine, diventando così la mia #cheaphappiness del giorno. 


Cake al cedro e limoncello con farina di lino.


Ingredienti:

gr. 180 di farina di lino
gr. 60 di farina di farro integrale
3 uova
gr. 160 di zucchero di canna + due cucchiai
gr. 150 di burro di centrifuga
un pizzico di sale
mezza bacca di vaniglia
1 grosso cedro
1/2 bicchiere di limoncello
un bicchiere d'acqua
gr 12 di lievito per dolci

Montare le uova con lo zucchero. Aggiungere il burro ammorbidito e continuare a montare. Unire poi la vaniglia, il pizzico di sale, il succo del cedro e un poco di buccia grattugiata, il limoncello e amalgamare bene.
Setacciare insieme le due farine con il lievito e unirle all'impasto.
Imburrare uno stampo da plumcake e versare l'impasto. 
Cuocere a 170° in forno già caldo per 40 minuti. Sfornare e raffreddare capovolto sulla gratella.
Preparare uno sciroppo con un bel bicchiere di acqua e due cucchiai abbondanti di zucchero di canna. Tagliare un poco di buccia di cedro con il pelapatate e farla a listarelle. Buttarle nello sciroppo e cuocerle a fuoco lento per circa 20 minuti (devono diventare traslucide). Fare raffreddare.
Guarnire il cake con il cedro candito e lo sciroppo rimasto.
Sabrina



mercoledì 13 marzo 2013

Pancotto alla salentina per un compleanno.

Perché io sono fatta così, festeggio con un pancotto!
Oggi sono 4 anni che ho "aperto il blog". E' anche il primo anno che festeggio, perché sono di norma un'incostante, comincio un'avventura sempre con grande entusiasmo, mi perdo lungo il cammino e poi ritrovo la strada e riparto e mi riperdo..insomma, son fatta così! però non abbandono mai. 
Chiaro che il risultato è quello che è, mediocre, ma la cosa più importante per me è constatare che anche se sono una blogger anomala, pubblico a singhiozzo e commento di rado gli altri blog  (su questo apro una parentesi, il commento: bello! sei bravissima! uhmm gnam gnam, in sé non mi piace. quindi parto dal presupposto che se non ho nulla da dire, preferisco stare zitta.chiusa parentesi), c'è sempre il mio gruppo di adorate azdore che non mi abbandona mai e per questo le ringrazio dal profondo del cuore.
I rapporti di amicizia e di affetto che si instaurano sono davvero impagabili, di questi non posso proprio farne più a meno. Ecco, è questo in realtà ciò che voglio festeggiare, il compleanno è solo un pretesto.

Oggi è 
13 marzo 2013 
 il 13 è uno dei miei numeri preferiti.



Pancotto alla salentina



Ingredienti per 4 persone:

6 fette di pane di Altamura raffermo
gr. 300 di cime di rapa
gr. 250 di fagioli cannellini
brodo vegetale
olio extravergine di Puglia
stracciatella di burrata
peperoncino a piacere


La sera mettere in ammollo i fagioli, scolarli, sciacquarli bene e cuocerli in abbondante acqua, fino a quando non saranno teneri.
Bollire le cime di rapa nel brodo vegetale.
Tagliare il pane a cubetti e saltarlo in padella con abbondante olio extravergine pugliese.
Aggiungere le cime di rapa con un poco del loro brodo, insaporire bene e unire i fagioli ben scolati dalla loro acqua di cottura.
Salare e aggiungere altro brodo se serve, il pane deve risultare ben inzuppato di olio e di brodo.
Porzionare con un coppapasta e guarnire con la stracciatella, peperoncino a piacere e un filo d'olio a crudo..

Buonissima il giorno dopo.
Sabrina


mercoledì 6 marzo 2013

Una Ricetta per l'Endometriosi: Riso e crema di sedano rapa allo zafferano.

Ammetto la mia ignoranza, ma non ero assolutamente a conoscenza di questa malattia, che oltretutto è tipicamente femminile. Suppongo che come me, tante altre donne non la conoscono e lo scopo di questo post è quello di aiutarne la divulgazione, proprio in questa settimana, dal 4 al 10 marzo, denominata Settimana della Consapevolezza dell'Endometriosi.



Che cos'è l'endometriosi.
E' una patologia cronica e subdola, di quelle quasi invisibili e difficili da diagnosticare.

originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, cioè l'endometrio, in altri organi quali ovaie, tube, peritoneo, vagina, intestino... Ogni mese, sotto gli effetti degli ormoni del ciclo mestruale, il tessuto endometriale impiantato in sede anomala va incontro a sanguinamenti interni, comportando così un'irritazione dei tessuti circostanti, infiammazioni croniche che danno luogo alla formazione di tessuto cicatriziale e di aderenze, ma anche noduli e cisti, oltre che arrecare forti dolori, spesso invalidanti. Se non curata o non diagnosticata in tempo può portare ad interventi molto demolitivi ed a infertilità.

Non è necessariamente sintomatica, per questo è subdola, ma dove invece i sintomi si presentano, sono i seguenti:
• Dolore pelivo cronico, soprattutto durante il mestruo e l'ovulazione
• Dolore ovarico a metà del ciclo
• Dolore durante e dopo l'evacuazione
• Dolore durante i rapporti o post-coitale
• Febbre, soprattutto durante il mestruo
• Affaticamento cronico
• Coliti e Sindrome del colon irritabile
• Infiammazione a carico delle mucose
• Cistite
• Incontinenza
• Metroraggia, Dismenorrea e/o metrorragia
• Aborti spontanei
• Infertilità

Chi soffre di endometriosi deve seguire una dieta che contiene ingredienti specifici, rigorosamente biologici. 
A questo proposito è stato creato un gruppo su facebook intitolato Una ricetta per l'endometriosi, dove si può chiedere l'iscrizione e poi successivamente pubblicare ricette create con gli ingredienti che indicherò di seguito. Non è necessario avere un blog, ma solo spirito di condivisione e cuore...si, perché non si accettano link copiati sul web, ma solo ricette suggerite con il cuore.


Ingredienti da evitare:
• Soia
• Tutti quelli contenenti glutine (cereali quali frumento, farro, segale, kamut e orzo, ma soprattutto il frumento è da bandire)
• Latticini vaccini
• Carne rossa
• Caffeina
• Cioccolato
• Alcool
• Grassi saturi, burro e margarina con grassi idrogenati
• Oli vegetali
• Bevande zuccherate
• Carboidrati e zuccheri raffinati
• Ingredienti in scatola e confezionati
• Fritti
• Miele ed aspartame
• Insaccati
• Crostacei e molluschi

Ingredienti da utilizzare:
• Riso
• Cereali e pasta permessi (miglio, quinoa, mais, amaranto, manioca...L'avena è da limitare!)
• Legumi (fagioli, piselli e lenticchie in primis)
• Verdura e frutta, preferibilmente cruda
• Frutta secca e semi
• Tonno, sgombro, sardine, salmone, aringhe
• Pesce magro
• Carne bianca magra - da limitare
• Latticini non vaccini (bufala, capra, ecc...)- da limitare
• Oli vegetali spremuti a freddo non raffinati (extra vergine di oliva, semi di girasole, semi di lino di enotera...)
• Uova - da limitare
• Spezie ed aromi al posto del sale (che va limitato)
• Zucchero di canna integrale



Care amiche, 
prendiamoci sempre cura di noi stesse, facciamo in modo che diventi una bella abitudine
So per certo che tante di noi, io in testa, tendiamo a trascuraci, ma poi paghiamo sempre le conseguenze. 
Magari, cominciando a condividere e a partecipare anche a ciò che non ci riguarda direttamente, è importante per pensare di più a noi, perché dobbiamo essere consapevoli che dietro l'angolo possono esserci delle sorprese poco piacevoli.
Forza, forza, forza!!!! 
Vi lascio la mia prima ricetta.
A prestissimo.
Sabrina



Riso e crema di sedano rapa allo zafferano.



Per due persone:

gr. 160 di riso carnaroli
un sedano rapa
una piccola patata
una piccola cipolla
fili di zafferano
olio evo e sale integrale di Cervia (o gommasio)
scaglie di formaggio di capra stagionato 



In una pentola mettere a soffriggere la cipolla tagliata a fette con un cucchiaio di olio extravergine.
Pulire e lavare una palla di sedano rapa e una piccola patata. Tagliare tutto a pezzetti e aggiungere alla cipolla. Fare insaporire e coprire con acqua bollente. Cuocere per circa 20 minuti, fino a quando le verdure sono completamente cotte. Aggiustare con un poco di sale o gommasio. Frullare fino a ridurre le verdure in crema.
Il quantitativo di crema ottenuto è assolutamente superiore a quello che poi ci servirà per condire il riso, quindi ne prendiamo solo una parte, circa 6/7 cucchiaiate, nelle quali andiamo a stemperare quale filo di zafferano. Il resto della crema è buonissima servita semplicemente con qualche crostino di pane e un filo d'olio.
Tostare il riso in una pentola di acciaio antiaderente, fino a quando i chicchi non risultino traslucidi. Aggiungere a poco a poco acqua bollente leggermente salata, fino a completa cottura.
Mantecare il riso con la crema di sedano e due cucchiai di olio evo. Guarnire con qualche scaglia di formaggio di capra stagionato.


lunedì 4 marzo 2013

Flan di foglie e gambi di carciofo con cuore di taleggio per una cucina a basso impatto ambientale.

Parlare di cucina a basso impatto ambientale, da parte di una che ha in corso un contest sul quinto quarto, potrà sembrare un paradosso, ma non è proprio così.

Pur amando tanto sia la carne che il pesce, in realtà il consumo che ne faccio è veramente limitato. 
La carne la compro solo nelle macellerie che me ne assicurano la tracciabilità, quindi privilegio la qualità scegliendo solo carni provenienti da allevamenti biologici e biodinamici e razze autoctone. Cerco anche di scegliere i tagli meno pregiati, quindi il suddetto quinto quarto, che è altrettanto buono e più economico del classico filetto o fiorentina.

Per il pesce il discorso è molto complesso, a mio parere l'impatto ambientale è molto più alto rispetto a quello della carne. La stagionalità va assolutamente rispettata, per permettere il naturale ciclo riproduttivo delle specie. La pesca praticata con i ritmi attuali è pressoché insostenibile, pensiamo solo ai tonni, ai pesce spada e al merluzzo, vittime di pesche pirata. L'acquacoltura d'altro canto ha un forte impatto ambientale per le risorse che utilizza. Da un po' di tempo ho fatto miei i consigli messi a punto da Slowfood nella campagna "Mangiamoli giusti" scegliendo principalmente pesce azzurro o un pesce con un ciclo vitale breve; evito i pesci sotto taglia, ovvero i pesci che non hanno ancora raggiunto lo stadio adulto; orata e spigola di acquacoltura di origine italiana; crostacei con moderazione, che intanto costano una follia. 

Uova e latticini non sono così distanti dalla carne come impatto ambientale e anche in questo caso, cerco di consumarne con moderazione e ne verifico la tracciabilità. Mi sono avvicinata ai derivati della soia dove, soprattutto nel consumo di latte (che ahimè adoro, ma complice l'età non digerisco più tanto bene), trovo un valido alleato.

Per verdure e cereali, utilizzo prodotti biologici e nel limite del possibile cerco di acquistarli direttamente dal produttore, frequentando i mercati della terra e dei contadini, rispettandone la stagionalità. 

La cucina a basso impatto ambientale è un argomento molto vasto, che non si può certo esaurire con un post di quattro righe, ma ho voluto comunque darne una piccola infarinata, perché ci tengo molto e in futuro sarà una presenza costante nei miei post.



L'oggetto della mia ricetta di oggi sono i carciofi.
Sono tra i vegetali quelli con la più alta percentuale di scarto, circa il 65%. La parte che viene utilizzata principalmente è il cuore del capolino, quindi significa che le brattee esterne, più dure vengono staccate e gettate, mentre il gambo viene reciso poco sotto il ricettacolo e il resto del gambo stesso e delle foglie viene la maggior parte delle volte gettato. Per il mio flan ho proprio utilizzato queste ultime parti, le foglie e il gambo.


Flan di foglie e gambi di carciofo con cuore di taleggio.



Per due persone:

due carciofi compresi le foglie e i gambi 
2 uova
due cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato
due piccoli pezzetti di taleggio
farina di mais
uno spicchio d'aglio 
olio evo, sale



Cuocere le foglie e i gambi dei carciofi in acqua finché non diventano teneri e frullarli fino a farli diventare una crema. Sbattere le uova e unirle alla crema di carciofi con il parmigiano e aggiustare di sale. 
Ungere due coccotte con poco olio evo e spolverare con farina di mais. Versare l'impasto e a metà mettere un pezzetto di taleggio in ogni cocotte. Cuocere in forno caldo a 180° per circa 30 minuti.

Tagliare sottilmente i carciofi e immergerli subito in acqua con limone per non farli annerire. In una padella fare insaporire due cucchiai di olio con uno spicchio d'aglio schiacciato, unire i carciofi scolati dall'acqua, salare e cuocere a fuoco vivo per qualche minuto. A me piace che rimangano molto al dente, per conservarne a pieno il sapore e la croccantezza.

Servire i carciofi croccanti come contorno al flan di foglie e gambi.
Sabrina

Questa ricetta partecipa alla raccolta "Cuciniamo con le foglie" di Dauly di Cucchiaio e pentolone.