lunedì 25 gennaio 2016

Zuppa speziata con olio alle erbe

L'ispirazione per la mia ultima zuppa per l'MTChallenge di questo mese (Vittoooo mai fatte 3 ricette -anche se una è out- mai!!!) l'ho presa sfogliando il libro Persiana di Sabrina Ghayour, un libro che consiglio a chi si vuole avvicinare a questa cucina antichissima, dove la tradizione e la materia prima sono una costante impreziosita dai profumi intensi delle spezie. Le ricette sono semplici e realizzate con ingredienti facilmente reperibili. 
Studiare questa cucina, ti fa entrare in un mondo affascinante, con una storia molto importante e complessa. Sono ancora indietro dal parlarne con disinvoltura, ma una cosa posso dire: è una cucina molto leggera, povera di grassi ed estremamente gustosa, adatta anche a chi vuole seguire un regime dietetico con brio, senza mortificare il palato.


Questa zuppa non è solo una minestra, ma è un piatto unico e sostanzioso. Mi ha subito colpita perché non ha regole, non ha dosi, ma può contenere qualsiasi cosa che si ha in casa, abbinandola con un senso chiaramente. Non è una svuota frigo -azione e parola che aborro- ma è un concedersi un momento creativo, seguendo e annusando i profumi. Preparala è come librarsi -concedetemi il termine- in un mondo magico, dove la sorpresa e l'incanto sono i compagni di viaggio.

Alcune delle spezie che ho utilizzato sono regali di amiche giramondo, la melagrana essiccata l'ha portata l'Ale da Singapore al Raduno Mitico, il pepe la Sandra dal suo ultimo viaggio in Vietnam (era ancora nel mazzo che le ha dato una vecchietta in un mercato), il peperoncino del Buthan che il babbo della Sabina ha seminato con successo dopo un suo viaggio.


Ingredienti per 2 persone:

una piccola zucca mantovana
uno scalogno
una cipolla media
1 spicchio d'aglio 
1 cucchiaino di paprica
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di semi di cumino
un pizzico generoso di melagrana essiccata
un cucchiaino di sale affumicato
qualche grano di pepe vietnamita (simile al sichuan)
mezzo peperoncino
acqua bollente
ceci neri

per l'olio alle erbe:
tre cucchiai di olio extravergine delicato
prezzemolo, maggiorana, menta e la barba di un finocchio
aneto secco
qualche goccia di limone

pane integrale con semi, per i crostini

Ieri sera ho messo in ammollo i ceci in abbondante acqua con un pizzico di bicarbonato.
Questa mattina li ho scolati e cotti per due ore in abbondante acqua con un rametto di rosmarino e un pizzico di aneto.


Ho pulito la zucca e l'ho tagliata a pezzi. L'ho messa in un coccio con lo scalogno, la cipolla e l'aglio tagliati. Ho aggiunto tutte le spezie e ho fatto insaporire. Ho coperto con acqua bollente e ho cotto per 30 minuti, fino a quando la zucca non è risultata morbida. Ho aggiunto tre cucchiai di ceci e ho frullato fino a che il composto non è risultato una zuppa liscia e vellutata. 

Ho tagliato il pane a cubetti e li ho tostati in padella antiaderente.

Ho tritato col coltello prezzemolo, maggiorana, menta e la barba di un finocchio e ho messo il trito in una tazza. Ho aggiunto l'aneto secco, l'olio extravergine e qualche goccia di limone. Ho mescolato bene. 

Ho preso due ciotole capienti, larghe e basse, ho versato la zuppa e ho aggiunto un cucchiaio di ceci per ogni porzione. Ho condito con olio alle erbe a piacere e ho aggiunto i crostini di pane.

Mi sono seduta a tavola e ho gustato la zuppa con immenso piacere.



   Con questa ricetta partecipo (spero) all' MTC di gennaio 2016, Zuppe e Minestroni, sfida proposta da Vittoria di www.lacucinapiccolina.blogspot.it




giovedì 21 gennaio 2016

Zuppa di broccolo fiolaro, profumata all'aneto e gratinata al forno con parmigiano reggiano e pane di grano antico del Forno Calzolari di Monghidoro.

Alberto, il mio fruttivendolo:"Sabrina questo è per te! Una novità assoluta! E'  buonissimo, dolce e fa tanto ma tanto bene. Guarda, c'è il cartellino. Cercalo su internet e vedrai che non ti racconto una baggianata". 
Fare la spesa da lui è sempre un'esperienza. Vado per comprare due cose e torno a casa con due borse piene di altro! E' caro arrabbiato e lo sa perfettamente, come lo sanno tutti i suoi clienti che diligentemente fanno la fila in attesa del proprio turno,perché lui non sbaglia un colpo. La qualità dei suoi prodotti è eccelsa. Come questo broccolo che non è proprio a km 0, ma non è poi tanto lontano. 



E' Fioi, il  broccolo fiolaro di Creazzo, in provincia di Vicenza.
contadina
Leggo sul sito dedicato http://www.broccolofiolaro-fioi.it/ che il primo ad innamorarsi di lui è stato Goethe. Durante il suo viaggio in Italia, mentre passava per Vicenza, resta affascinato dall’arco di legno flessibile - così lo descrive - che pesa sulle spalle delle contadine, alle cui estremità pendono due ceste colme di ortaggi, mentre si recano al mercato. Questo arco si chiama bigòlo e a quell'epoca era un sostegno irrinunciabile perché permetteva di bilanciare perfettamente i pesantissimi cesti, anche 80 chili, e di percorre dieci chilometri all'andata e dieci al ritorno, rigorosamente a piedi, a volte con l'aiuto di un asinello e di un piccolo carretto. Il bigòlo ha aiutato le donne vicentine per tanti anni, fino all'avvento della bicicletta e della vespa.  Ne prendono il posto le saccàre, collane fatte con i rami di salice nei quali le donne intrecciavano la parte dura del broccolo e indossavano attorno al collo proprio come collane. Poi inforcavano la bicicletta e andavano al mercato a contrattare il prezzo dell'ortaggio. Fino a questo momento e per tutti questi anni la produzione di broccolo fiolaro è di 150 mila cespi all’anno. Poi negli anni 50 il mercato non si tiene più a Vicenza, ma in una nuova struttura in periferia, l'antitesi del Cab. C'è il boom economico e le abitudini cambiano. La gente mangia la bistecca e coltiva le verdure nelle serre, così da averne delle nuove e fresche tutto l'anno e il broccolo a poco a poco svanisce. Non è più alla base dell'economia contadina, che si dedica ora all'allevamento. La produzione, ridotta oggi a due coltivatori principali,  piano piano diventa un quarto o un quinto rispetto ai tempi d’oro: 30-40 mila cespi all’anno.
Ma le abitudini cambiano costantemente. Da qualche anno c'è una grande attenzione verso i broccoli e le crucifere in generale, per le elevate proprietà anti-cancro, dovute alla forte presenza del sulforafane, proteina dello zolfo presente soprattutto nei broccoli, una forte risorsa per combattere i tumori.
E allora si torna alle tradizioni, si torna all'antico con il valore aggiunto dell'innovazione e quello che era giudicato il mangiar dei poveri, ora viene riscoperto e trattato nelle cucine dei ristoranti per cucinare piatti prelibati e salutari.

Il broccolo fiolaro è l'ingrediente principe della mia zuppa, che ho voluto gratinare al forno con il pane favoloso del Forno Calzolari di Monghidoro. Credetemi, noi a Bologna, siamo molto fortunati ad avere il suo pane. I segreti del suo successo sono la farina biologica, proveniente dai grani dei campi che circondano Monghidoro e macinata a pietra. Il lievito madre, a cui Matteo Calzolari ha affettuosamente dato il nome di “Gino” e ne festeggia, ogni ottobre, il compleanno. Inoltre l’amore per il territorio, per i sapori semplici, per la tradizione ma anche per la ricerca, che Matteo persegue quotidianamente sperimentando nuovi impasti, recuperando grani quasi estinti e tecniche di panificazione ormai dimenticate. E infine la cottura su di un forno a pietra, dove la pietra rilascia naturalmente il calore immagazzinato, donandolo al pane. Il risultato è un pane dal sapore unico, capace di esaltare qualsiasi ingrediente che gli si abbini. Per la mia zuppa ho utilizzato il pane con i grani antichi.



Ingredienti per due persone:

due piccoli caspi di broccolo fiolaro
una carota
una piccola cipolla gialla
una costa di sedano
1 patata media
aneto, paprica, menta, noce moscata, pepe 
1 etto e mezzo di parmigiano reggiano 
2 fette di pane casareccio raffermo + 1
olio extravergine d'oliva robusto, sale



Lavare accuratamente tutte le verdure, scolarle bene e pelare la patata.
Tagliare grossolanamente il gambo di sedano, la cipolla e la carota e metterli a soffriggere con due cucchiai di olio. Quando si sono rosolati bene aggiungere il broccolo tagliato e la patata a cubetti.
Insaporire con aneto fresco o secco, paprica, menta e noce moscata a piacere e qualche grano di pepe. Rimestare bene e coprire con acqua bollente. Portare a bollore, coprire con coperchio e fare cuocere per un'ora a fiamma bassa. Aggiustare di sale. 
L'aneto, oltre che ad insaporire con il suo aroma inconfondibile, è un'erba aromatica dall'effetto carminativo, che aiuta ad eliminare i gas intestinali che si possono formare nello stomaco e nell'intestino.
Accendere il forno a 200°. Versare in una teglia di pirex o porcellana, qualche mestolo di zuppa. Coprirla con due fette di pane casereccio raffermo, spezzandole con le mani e metà del parmigiano grattugiato. Coprire il pane e il formaggio con altra verdura e con il restante parmigiano unito ad una fetta di pane sbriciolata, una spolverata di aneto e un'abbondante macinata di pepe. Infornare per 20 minuti fino a che non risulti ben dorata.
Servire bollente, aggiungendo un filo d'olio crudo.

Ritento la partecipazione all'MTC - ma stavolta sono certa che non ho sbagliato! :)) - 
La sfida è stata proposta dalla Vittoria di http://lacucinapiccolina.blogspot.it/
See you later alligator! 



domenica 17 gennaio 2016

La ginestrata


Secondo i più puri teorici della tradizione gastronomica italiana, la zuppa propriamente detta è un piatto tipico della cucina toscana.
Ne troviamo tantissime nelle cucine private e in quelle dei ristoranti e nessuna è uguale all'altra anche se si chiamano con lo stesso nome. Però ognuna è quella giusta, quella esatta, quella che bisogna fare.
Questo è il motivo per cui adoro la cucina di tradizione, il fascino delle sfumature che non sono di grigio, ma di tanti colori, fatta di ricordi, di sensazioni, di passione, di odori, di sapori e profumi, di madeleines di Proust.

E' da queste considerazioni che voglio partire per la mia prima zuppa per l'MTC di questo mese - si perché è il 17 e verrà a nevicare che pubblico così presto e per di più avrò tutto il tempo per pubblicare il 25 alle 23:59 -.
La sfida di questo mese è stata proposta dalla Vitto adorata, la cuoca che vorrei essere, vincitrice della sfida di novembre. Ho conosciuto Vittoria a Bordighera, tanti anni fa, durante un raduno della Cucina Italiana e subito mi conquistò con la sua insalata con l'aringa che faccio anch'io, ma la sua aveva quel tocco in più, quel certo non so che. Poi mi ha definitivamente conquistata con i frisceu, al raduno di Siena. La cosa sorprendente è la naturalezza con la quale la Vitto cucina. Ti incanti a guardarla. Poi se hai la fortuna di assaggiare i suoi piatti, capisci subito che è una che ci sa fare, in tutto. Per questo è la cuoca che vorrei essere.  E non è una sviolinata. Ho già parlato di lei in qualche post fa e sto solo ricordando qualcosa che avevo già detto. 



Vista la piega che ha preso questo post, voglio raccontarvi perché ho deciso di proporre questa zuppa dal nome particolare, la Ginestrata. Ho cucinato questa minestra ispirandomi ad una ricetta di un'altra cara amica conosciuta sempre in quel fortunato raduno di Bordighera, un'amica che purtroppo è mancata troppo presto ma che ha lasciato un ricordo indelebile in tutti quelli che l'hanno conosciuta, la cara Maria Toti. Maria, senese purosangue, mi conquistò con il suo cinghialino alla guinness e i maltagliati che aveva portato anche alla Prova del cuoco. Piatti sublimi, pieni di sapore che mostravano la sua indiscussa maestria ai fornelli e il suo grande amore per la cucina toscana. L'eredità gastronomica che ci ha lasciato è un dono prezioso che personalmente custodirò finché campo.

La Ginestrata è una zuppa che veniva offerta, in segno propiziatorio, dai genitori della sposa al futuro genero, la prima volta che questo si presentava per incontrare la promessa sposa. Veniva anche offerta a colazione il giorno dopo la loro notte di nozze. Viene tutt'ora usata come ricostituente durante la convalescenza, dopo la malattia debilitante.

Una minestra simile la facciamo anche noi in Romagna: La chiamiamo stracciatella e al posto del vin santo e delle spezie, mettiamo il parmigiano e la noce moscata. 

Le foto della zuppa sono particolarmente brutte a questo giro, del resto amo cucinare e pur amando le belle fotografie, non riesco ad appassionarmi a questa sofisticata arte. Mi auguro di trasmettervi la bontà di questo piatto, cercando di raccontarvelo al meglio.

E' un piatto semplice, fatto di pochi ingredienti e la loro qualità deve essere indiscussa.
Il brodo di gallina, che ne è la base, deve essere molto profumato e ristretto. Per questo motivo non ho aggiunto carne, ma spezie ed erbe. Il vin santo e il mix di spezie che si usano per preparare il panpepato, contribuiscono a infondere alla zuppa un'esplosione di sapori e profumi unica. 
E' incredibile il potere corroborante, lo senti cucchiaio dopo cucchiaio. Le fresche sposine avranno passato sicuramente una notte indimenticabile! 

Ingredienti per 4 persone:

Per il brodo:
una mezza gallina
1 costa di sedano
1 piccola carota 1 piccola cipolla dorata
2 chiodi di garofano
1 pezzetto di zenzero fresco
qualche grano di pepe bianco
2 bacche di ginepro
1 pezzetto di foglia di lemon grass
un rametto di maggiorana 
sale integrale di Cervia
acqua q.b.

4 uova
8 cucchiai di vin santo secco
1 cucchiaino di spezie per panpepato (in parti uguali: polvere di cannella, di chiodi di garofano, di coriandolo e di noce moscata)



Preparare il brodo utilizzando una piccola pentola dove la gallina con gli odori e le spezie deve starci quasi di misura. Steccare la cipolla con i chiodi di garofano, senza privarla della buccia che servirà per dare un colore ambrato al brodo. Coprire con acqua fredda fino a 5 cm sopra. Portare ad ebollizione, schiumare, abbassare la fiamma, coperchiare e sobollire a fuoco lento per 4 ore.

Preparare le spezie macinando in parti uguali polvere di cannella, di chiodi di garofano, di coriandolo e di noce moscata, prenderne un cucchiaino e mettere da parte il resto che potete utilizzare per aromatizzare dolci e tisane.



Sbattere le uova con il vin santo, un pizzico di sale e le spezie.
Filtrare il brodo e metterlo a bollire in una casseruola.
Versare a filo il composto e spegnere la fiamma mescolando bene. 
Distribuire la zuppa in quattro tazze e servirla subito. 

Buona domenica.




lunedì 11 gennaio 2016

I MAGNIFICI 7 DELLA CUCINA BOLOGNESE



Buon anno!!! :))) Si può ancora l'11 di gennaio vero?

La Cipolla di Medicina, l’Asparago verde di Altedo IGP, la Patata di Bologna DOP, il Marrone di Castel del Rio IGP, la Pera dell’Emilia-Romagna IGP, la Mortadella di Bologna IGP, il Parmigiano Reggiano DOP sono le eccellenze, i magnifici 7 del territorio bolognese e meritano di essere celebrate.

Come? CIBÒ. SO GOOD! tre giornate di eventi , il 22, 23 e 24 gennaio, nella storica cornice di Palazzo Re Enzo, in pieno centro a Bologna, proprio davanti al Nettuno, pensate per valorizzare e rendere sempre di più  protagonista quel patrimonio enogastronomico che ha contribuito ha fare conoscere la nostra città in tutto il mondo.

Su http://www.cibosogood.it/ troverete il programma con tutti gli eventi, i dibattiti, i convegni, i laboratori, le degustazioni per vivere e condividere l’esperienza del gusto in tutte le sue sfumature. L'ingresso è gratuito.


Tra le innumerevoli iniziative a supporto del ricco calendario d’attività di Cibò. So Good!, c’è anche CIBlogger, originale invito a creare e a postare le migliori ricette legate all’uso di alcuni ingredienti di qualità, tipicamente bolognesi.

Si parte da un titolo curioso per stuzzicare la creatività in cucina senza azzardi, ma con l’intento di non dimenticare, anzi di ripescare le proprie tradizioni familiari, personalizzandole con il gusto di oggi. 

Dedicato alle/ai blogger e a tutti gli amanti della cucina italiana, “CIBlogger! è un invito a creare una nuova ricetta (o attualizzarne una della tradizione), realizzarla e postarla sul web per aggiudicarsi un “paniere” di prelibatezze.

I 7 magnifici ingredienti del territorio bolognese, protagonisti del contest, sono: la Cipolla di Medicina, l’Asparago verde di Altedo IGP, la Patata di Bologna DOP, il Marrone di Castel del Rio IGP, la Pera dell’Emilia-Romagna IGP, la Mortadella di Bologna IGP, il Parmigiano Reggiano DOP.

Le/i blogger e i loro fans devono proporre una ricetta originale che rispetti tre criteri: 
1 – un legame con la tradizione gastronomica del territorio bolognese, 
2 – l’utilizzo di almeno due dei “ magnifici 7” ingredienti indicati, 
3 – l’interpretazione personale e moderna di un piatto.

IL REGOLAMENTO 
1. La partecipazione è gratuita ed è riservata soltanto alle/ai blogger;
2. Ogni blogger può concorrere presentando una o più ricette, preparate direttamente o selezionate fra le proposte giuntele via web dai propri follower;
3. Ogni ricetta deve essere corredata di 2/3 foto (ingredienti, step di lavorazione e piatto finale);
4. Le ricette inedite o reinterpretate corredate di foto devono pervenire all’indirizzo e-mail segreteria@cibosogood.it dal 15 dicembre 2015 al 15 gennaio 2016;
5. Le ricette inviate non devono essere pubblicate sui rispettivi blog, se non dopo la proclamazione del vincitore. Pena l’esclusione.
6. Una giuria formata da tre esperti (uno chef, un giornalista e un fotografo) giudica le ricette pervenute e seleziona le tre ricette finaliste in funzione dei seguenti criteri: ORIGINALITA’, INGREDIENTI UTILIZZATI, COMPLESSITA’, PRESENTAZIONE FOTOGRAFICA.
7. Le tre ricette finaliste vengono presentate nel corso di un cooking show, all’interno dell’evento CIBO’ SO GOOD, e valutate in diretta dai presenti con la proclamazione in tempo reale di quella vincitrice;
8. Il premio per il vincitore consiste in un “paniere di prodotti tipici“ offerto dai partner di CiBò;
9. Le tre ricette finaliste saranno pubblicate sul magazine Gustando versione on line.

Ci sono ancora pochi giorni, se vi va di partecipare affrettatevi!!!!
Vi aspettiamo!