E' da tempo che volevo pubblicare questa ricetta, della quale ne ho trovato un paio di versioni, ma in realtà non riuscivano a soddisfarmi, anche perché entrambe utilizzano il lievito chimico, mentre io voglio servirmi della pasta madre.
Dopo una serie di tentativi, ho raggiunto quello che desideravo ed ora posso mostrare al mondo la mia creatura! :))
Ringrazio Mangiare Matera per l'opportunità di utilizzare la semola rimacinata Senatore Cappelli, della quale ho già parlato nel post precedente, perché è favolosa, fa davvero la differenza.
La piada dei morti è un dolce tipico della zona di Rimini, la Romagna marittima a tutto tondo. Si prepara nel periodo dei morti (sono un po' lunga per i motivi di cui sopra..) perché è il momento in cui la frutta secca è al top e anche perché uno degli ingredienti è il vino nuovo.
Ingredienti:
Per il lievitino:
gr. 150 di pasta madre rinfrescata il giorno prima
gr. 75 di acqua tiepida
gr. 150 di semola rimacinata
Per la piada:
gr. 200 di semola rimacinata
1 uovo
1 bicchiere di vino rosso novello
gr. 50 di pinoli
gr. 50 di noci
gr. 50 di mandorle
gr. 100 di uva passa
gr. 100 di zucchero di canna
1 dl di olio extravergine d'oliva delicato
Mettere in ammollo l'uva passa nel vino novello (io ho utilizzato la cagnina).
Preparare il lievitino:
Rompere a pezzetti la pasta madre e scioglierla con l'acqua calda. Aggiungere la semola e impastare bene fino ad ottenere un impasto liscio. Metterlo in una ciotola, praticare un taglio a croce, coprirlo con un telo umido e farlo lievitare al caldo per almeno un'ora, fino al raddoppio del volume.
Tritare insieme la frutta secca. Prendere il panetto lievitato, metterlo nell'impastatrice e aggiungere tutti gli ingredienti. Lavorare poco l'impasto che dovrà risultare molto umido.
Rivestire una teglia da forno rotonda con la carta forno e riempirla di impasto.
Coprire la teglia con il telo umido e far riposare al caldo l'impasto per 5 ore.
Cuocere per 40 minuti a 200° con un contenitore d'acqua all'interno del forno.
Perfetto per finire una tipica merenda romagnola con un bicchiere di cagnina o vin brulè.
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