venerdì 25 settembre 2009

Confettura di azzeruoli.



Questo è uno di quei frutti antichi che adoro.
E' un arbusto che cresce spontaneo, ma si può anche innestare sul biancospino, infatti le sue infiorescenze lo ricordano molto.
Il frutto ha il sapore di mela, piccolo come una ciliegia.
Per chi si trova nei paraggi la terza domenica di ottobre, a Casola Valsenio in provincia di Ravenna, c'è una interessantissima sagra, La festa dei frutti dimentica, dove gli agricoltori casolani presentano e commercializzano, sia al naturale che lavorati, i piccoli frutti autunnali come azzeruole, giuggiole, cotogni, pere volpine, mele della rosa, nespole, avellane, sorbe e corbezzoli. All'interno della manifestazione c'è anche un concorso di marmellate e liquori preparati con questi frutti in modo sia tradizionale che moderno, mantenendo comunque integro il loro potere evocativo.

Da anni preparo questa confettura ispirata ad una ricetta dell'Artusi.
Ritengo che sia molto buona per preparare crostate, ma anche da consumare così. semplicemente accompagnata da una fetta di buon pane toscano.


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Ingredienti per circa tre vasetti :

kg. 1 di azzeruole
gr. 700 di zucchero
dl. 7 di acqua

Lavare e asciugare le azzaruole, lasciandole con il loro picciolo.
Buttarle in acqua bollente e cuocerle per circa 10 minuti.
Raccoglierle con la ramina, misurare l'acqua rimasta e nel caso aggiungerne fino ad arrivare ad averne 7 dl. Riportare l'acqua ad ebollizione con lo zucchero, far bollire lo sciroppo per dieci minuti e aggiungere le azzeruole.
L'Artusi consiglia di togliere il nocciolino che hanno all'interno prima di questa fase, ma a me piace tenerlo, perché nel proseguo della cottura si ammorbidisce molto.
Cuocere a fiamma bassa per circa un'ora.
Invasare bollenti e chiudere il tappo immediatamente.
Consumare dopo un mese circa.
Le azzaruole rimarranno intatte e sembreranno come candite.

Sabrina

giovedì 24 settembre 2009

Zuppa di funghi.

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La madeleine di Proust legata ai funghi è il ricordo dei miei suoceri.
Ogni volta che sento il profumo dei porcini è la che la mia mente ritorna, a Resia in Val Venosta. Qua erano soliti trascorrere le vacanze estive i genitori del mio ex marito, due persone meravigliose alle quali sono stata sempre molto legata.
Mario non c'è più da oramai 10 anni e la sua mancanza si sente ogni giorno. Era un uomo forte, rispettato da tutti, quello che lui diceva era legge, ma era anche di una generosità infinita. Il nostro è stato un rapporto conflittuale, eravamo come il cane e il gatto, ma siamo stati anche molto complici e ogni volta che ho avuto necessità del suo aiuto, lui c'è sempre stato. Poi c'è una cosa particolare che ci legava, entrambi "ruscaroli", ci piaceva andare per cassonetti a recuperare vecchi oggetti abbandonati e riportarli a nuova vita.
Augusta invece è sempre stata una donna bionica, grande lavoratrice,di una bontà infinita, mia mentore per un'infinità di cose, dal giardinaggio alla cucina, dalla coltivazione dell'orto alla cura degli animali da cortile e i suoi racconti sul suo vissuto durante la seconda guerra mondiale sono tuttora avvincenti. Mi ha sempre voluto un gran bene e anche ora che suo figlio ed io siamo separati, mi cerca sempre e si preoccupa per me. Mia suocera è una fungarola nata. Ci fu un'estate che riusci a raccogliere quasi un quintale e mezzo di porcini tutto da sola. Il nostro compito era quello di affettarli e stenderli al sole per seccarli. E a tavola un tripudio, cucinati e serviti in tutti i modi possibili e immaginabili. Il profumo inebriante impregnava qualsiasi cosa, anche quando tornavamo a casa, continuavo a sentirlo per giorni.
Un bacione e un abbraccio stretto a tutti e due...

Al contrario, io non son mai riuscita a trovare un fungo neppure a pagarlo a peso d'oro, tanto che, domenica scorsa passeggiando in un castagneto qua sui colli, ho trovato un porcino e non potevo credere ai miei occhi. Ma con un funghetto solo che ci potevo fare? Nulla, quindi ho comprato una confezione di funghi misti coltivati e ho fatto questa zuppetta.


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Ingredienti per 2 persone :

gr. 400 di funghi misti freschi con porcini
gr. 50 di salsiccia
1 cucchiaio scarso di farina
prezzemolo a piacere
1 spicchio d'aglio
brodo di gallina o vegetale
sale, pepe, olio evo
pane toscano per crostini

Scaldare in un tegame di terracotta l'olio con lo spicchio d'aglio schiacciato.
Unire la salsiccia sbriciolata e fare rosolare.
Pulire i funghi, lavarli, asciugarli e tagliarli a pezzetti. Aggiungerli al soffritto con un po' di prezzemolo tritato e cuocerli per qualche minuto, fintanto che non buttano la loro acqua. Togliere l'aglio.
Versare il brodo bollente, tenendone da parte una piccola quantità che ci servirà per stemperare il cucchiaio di farina. Cuocere per una ventina di minuti con il coperchio e a bassa fiamma.
Ora aggiungere la farina stemperata, mescolare bene, aggiustare di sale e terminare la cottura in circa dieci minuti.
A parte nel frattempo tagliare quattro fette di pane toscano, strofinarle con uno spicchio d'aglio, l'olio e un po' di sale e gratinarle sulla piastra.
Servire la zuppa con i crostini, una bella macinata di pepe, una spolverata di prezzemolo tritato e un giro d'olio.

Sabrina

lunedì 21 settembre 2009

L'Isola d'Elba e Gli spiedini di alici.

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L'alba dal traghetto su Portoferraio


Eccomi qua, son tornata.
La mia è stata un'estate vagabonda, non nel senso che ho viaggiato molto (magari...), ma svogliata.
Ho preso una pausa di riflessione da tutti i miei interessi manuali, ho letto molto, dormito, riposato.
Ma oggi è il primo giorno d'autunno e mi è tornata prepotentemente la voglia di cucinare e di dedicarmi ai quei sapori così particolari che solo questa stagione ha.

Un ultimo ricordo all'estate.....

Parte delle mie vacanze d'agosto le ho trascorse all'Isola d'Elba. Erano tanti anni che non tornavo e devo dire che è sempre bellissima.
Abbiamo soggiornato a Marciana, in un piccolo appartamento proprio sotto la Fortezza.
Marciana è un vero gioiellino, un paese d'altri tempi, diroccato sotto il Monte Capanne, dove non circolano le auto, ma si dipanano strette stradine e scalinate in sasso, piene di vita, di fiori meravigliosi, bouganvilles rigogliose, oleandri secolari, ortensie gigantesche, piante di capperi che crescono tra le fessure delle mura delle case, isolani cordiali e ospitali a cui non manca mai un saluto.
E la sera, quando è tutta illuminata, si trasforma in un piccolo presepe.
Il mare è meraviglioso, l'acqua è così calda che invoglia a stare sempre a bagno, ricca di pesciolini di tutti i colori. Che nostalgia di quelle nuotate...
Le spiagge tutte molto belle, da quelle super affollate come Cavoli, Fetovaia a quelle più intime come Patresi, la Padulella, Pomonte. Se si ha voglia di scarpinare, si possono raggiungere angoli veramente meravigliosi.
Unica nota dolente, sulla quale sono costretta a soffermarmi un attimo, è la ristorazione. Solo tre volte siamo usciti a cena e tutte e tre le volte abbiamo avuto esperienze veramente surreali. Dall'enoteca che ha finito il vino (però la vista era mozzafiato, i moscardini al latte sublimi, ambient very romantic), al bistrot con un menù talmente ristretto, 6 pietanze in tutto, di cui mancavano metà delle pietanze (della serie leggendo la "carta": vorremo la specialità della casa, le acciughe marinate; risposta: ah mi spiace le abbiamo terminate. ah beh può capitare, allora prendo un'insalata rucola, funghi e grana; risposta: ah mi spiace abbiamo finito la rucola; e io allora mi sono alzata e ho detto: ohi mi spiace, me ne vo..torno quando avete fatto la spesa...).
Per non parlare del servizio che più scadente non ho mai visto, un piccolo esempio, alla fine della cena,dopo una serie infinita di gaffes, ci portano il caffè e al cameriere cade un cucchiaino, dice...ops, poi appoggia la tazzina sul tavolo e se ne va senza neppure riportare il cucchiaino pulito. Ma sul conto no..li assolutamente professionali e cari carissimi...
Beh per fortuna tutte le mattine passava il furgoncino del pescatore con un pesce fresco che più fresco non si può e la nostra tavola alla sera era ricca di branzini, occhiate, moscardini, polipi e acciughe buonissime.


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Marciana: vista dalla nostra camera

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Marciana: La chiesetta di San Liborio


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La pianta del cappero

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Marciana: Giardinetto con vista.

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Alba su Cavo

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Da Pomonte tramonto sulla Corsica

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Io sul bagnasciuga della Padulella

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L'Elfola

Ecco, questo è il mini reportage delle mie vacanze all'Eba. Bella bella bella.

E come ricordo per quelle acciughine mai mangiate...


Spiedini di alici e salmone

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Ingredienti per 4 persone

gr. 400 di alici o sardine di taglia piccola
2 fette di salmone di circa 3 cm
pangrattato
rosmarino, salvia, timo, maggiorana, aglio
olio evo


Pestare finemente le erbe aromatiche con l'aglio e unirle al pangrattato.
Pulire le alici o sardine dalla testa e dalla lisca. Passarle nel pangrattato, arrotolarle e infilzarle ad una ad una nello stecchino.
Tagliare il salmone a cubetti, passarli nel pangrattato e infilzarli nello stecchino.
L'ideale sarebbe cuocerli alla griglia, sulla brace, bastano proprio pochi minuti.
In alternativa la vecchia e cara piastra in ghisa, riesce sempre a fare la sua bella figura. Scaldarla a fuoco vivo e cuocere gli spiedini per qualche minuto su ogni lato.
Buonissime le alici così arrotolate, gustose come le patatine fritte, una tira l'altra..

Sabrina