Agli inizi del '900 335.000 esemplari
di suini neri si contavano nelle colline dell'appenino romagnolo e
bolognese e a seconda della zona venivano chiamati forlivesi,
faentini, bolognesi e riminesi, ma anche più semplicemente bruna,
mora, castagnina o romagnola.
Solo nel 1942 a Faenza un convegno di
zootecnici ne definì le caratteristiche e denominò il suino nero
Mora romagnola.
La mora romagnola è un maiale antico
che, a causa delle condizioni socio economiche e della crescente
richiesta di carni sempre più magre e di allevamento più precoce,
dal dopoguerra divenne quasi dimenticato e prossimo all'estinzione.
Agli inizi degli anni ’70 se ne
sentiva parlare solo in sperduti allevamenti dell’appennino
faentino dove rappresentava per romantici allevatori quasi una
reliquia del tempo che fu. Ma il fascino di questa razza ed il
ricordo della gran qualità e gusto degli insaccati da essa ricavati
non cessò mai di battere nel cuore degli uomini di Romagna. Uno di
questi, Mario Lazzari di Faenza, agli inizi degli anni ’80 si mise
in testa e nel cuore l’idea di recuperare questa razza e quindi
iniziò con testardaggine e passione la ricerca degli ultimi
esemplari sperduti.
Dopo non pochi mesi ebbe finalmente
notizie che nell’alta valle del Lamone (appennino faentino)
vivevano alcune more romagnole presso l’azienda di un certo
Attilio, soprannominato “Attilio degli animaletti”.
Da qui cominciò la storia di Mario
Lazzari e del suo piccolo nucleo in selezione di mora romagnola.
Questo allevatore non vedente comprese, con cultura e sensibilità,
che questi ultimi esemplari di mora erano un patrimonio di tutti e
che era giusto conservarli.
Una storia romantica e vera, di
attaccamento al territorio e alle proprie origini, di quelle storie
che fanno della mia Romagna una terra unica, solare, generosa e piena
di passione.
Le fasi di allevamento, macellazione,
trasformazione in salumi e la vendita delle carni, sono seguite e
controllate da un rigido disciplinare di produzione.
Una "Filiera corta e leggera"
unisce un mondo antico, fatto di passioni tenaci, ed uno moderno,
fatto di tecniche di produzione innovative, con piccole e medie
aziende agricole ed artigiane accomunate nell'impegno di produrre
prodotti di qualità e di comunicare gusto, tradizioni e territorio.
La mora romagnola è un suino di media
taglia, con un manto scuro, quasi nero, la testa piccola con gli
occhi a mandorla e le orecchie piegate in avanti, le setole nere
lungo la schiena, quasi a formare una criniera e, nei maschi, lunghe
zanne bianche che la fanno somigliare ad un cinghiale.
Viene allevata allo stato semi brado,
en plein air, per la sua caratteristica di adattabilità e di
robustezza che ne conferisce la sua rusticità. Viene alimentata in
modo naturale, come si faceva “una volta”, con ghiande, castagne,
radici, tuberi, erba, integrati con orzo, mais e favette.
Queste caratteristiche fanno si che le
sue carni, molto saporite e di colore scuro, siano completamente
diverse dalle carni prodotte dagli animali allevati industrialmente e
meno dannose per la salute. La differenza sostanziale la fa la parte
grassa, il lardo, ricco di grassi polisaturi, i cosiddetti grassi
buoni, quelli che non fanno male alla salute, ma anzi la migliorano
poiché il nostro organismo, che non li produce, ne necessita
quotidianamente e sono una barriera soprattutto nella prevenzione di
malattie cardiache.
Immagine presa dal web
I salumi prodotti con le carni della
mora romagnola sono, quindi, di altissimo livello e di qualità molto
pregiata.
Ottimi risultati si sono raggiunti per
la produzione di salumi di pregio quali il culatello o la spalla
cruda, dove i tagli vanno eseguiti rigorosamente al coltello. La
dolcezza del lardo si fonde alla perfezione con la sapidità della
carne rossa. Il salame, la salsiccia secca, la pancetta arrotolata,
il guanciale, i ciccioli, la coppa d'estate, la coppa di testa e la
mortadella, sono un'esplosione di profumo e un sapore intensi,
naturali come erano in passato.
L'eccellente qualità organolettica, la
sicurezza della filiera produttiva e la particolare attenzione al
benessere animale durante la fase di allevamento, hanno fatto si che
la mora romagnola diventasse Presidio Slow food.
L'Aifb, Associazione italiana foodblogger della quale faccio parte, parla oggi dei salumi di mora. Trovate l'articolo qui.http://www.aifb.it/cibo-e-cultura/gran-tour-italia/emiliaromagna/salumi-maiale-razza-mora-romagnola/
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