mercoledì 25 aprile 2012

"THE RECIPE-TIONIST", the winner is: Purea di ceci simil tunisina.

Ha vinto lei e ha fatto felice tutti coloro che la amano e la seguono, in attesa del 1° maggio che la decreterà vincitrice del MTC per buona pace di tutti coloro che la amano e la seguono...:)))
A parte gli scherzi, Stefania Olivieri è una donna deliziosa, piena di vita, intelligente e simpaticissima; non la conosco personalmente (anche se sabato scorso ci sono andata molto vicina arghhh), ma questo è quello che mi trasmette con i suoi post e con i momenti esilaranti che condividiamo su facebook e sono certa che non sbaglio, lei è veramente così.
Per di più, anche se non sono celiaca, ultimamente consulto molto spesso il suo blog perchè ho cominciato a cucinare più di frequente ricette senza glutine che trovo leggere e digeribili, rispetto ai cibi tradizionali e Cardamomo & Co è una fonte ricca e soprattutto attendibile. 
Tante sono le ricette che avrei voluto preparare per il Recipe-tionist che questo mese vuole celebrare la bravura di Stefania, alla fine ne ho scelta una semplicissima, ma legata ad un ricordo un poco frivolo che sono certa le farà piacere rispolverare. 
Il motivo è semplice: al di là delle belle foto, dei racconti narrati, delle tecniche proposte, quello che è più importante è una ricetta fatta bene e avere la testimonianza di qualcuno che ti dice: l'ho fatta ed è venuta buonissima! bene, questo, a mio personale parere, è la gratificazione più grande che possa avere una persona che tiene un blog di cucina.

Purea di ceci simil tunisina.

purea-di-ceci-simil-tunisina

Ingredienti:

250 gr.di ceci
il succo di mezzo limone
paprika 
(io ho aggiunto cumino e curcuma)
mezzo spicchio d'aglio
sale, olio extravergine d'oliva q.b.

Niente di più semplice: sgocciolare e sciacquare bene i ceci, metterli nel mixer con il mezzo spicchio d'aglio, le spezie, qualche cucchiaio di olio e triturare! Spolverizzare con paprika e servire con crostini di pane! That's all!
Sabrina e Stefania!


giovedì 19 aprile 2012

Torta Frangipane con rabarbaro e fichi caramellati, al profumo di anice stellato.

Dal francese al romagnolo il passo è breve.
In prima liceo durante la prima lezione di francese la prof, Madame Fournier parigina doc, entra in classe salutando nella sua madre lingua e prosegue così per tutto l'anno senza mai proferire una parola d'italiano, metodo assolutamente vincente per insegnare la lingua di cui mi sono perdutamente innamorata.
Fortunatamente ho molta facilità a studiare le lingue straniere e del francese in particolare ho sempre avuto una bella pronuncia. 
Ma per alcuni miei compagni non era così. Ad esempio il mio retrobanco per 5 anni, Davide, per lui era un poco più difficile, ricordo che il suo francese era terribile. Per i momenti di defaillance aveva adottato un sistema che ci faceva sbellicare dalle risate: approfittando dell'assonaza che il francese ha con il nostro dialetto (ci sono parole che veramente somigliano molto), maccheronava il discorso infilandoci qualche parola di romagnolo. 
Se l'avessi fatto io o qualche altro compagno, ci saremo presi un tre secco sul registro, ma lui era così affascinante e carismatico che conquistava chiunque e al massimo ci rimediava una lavata di capo.
Davide ce l'ha portato via troppo presto un aneurisma fulminante, aveva solo 38 anni e ci manca tantissimo. Sono certa che anche lui si divertirebbe da morire a dire stupidaggini e a cantare canzoni virtuli la sera su facebook, insieme alle sue storiche amicizie, l'amata Betty, la Monica, l'Isa bella, il suo amicone Robi e la sua amicona Sabri cioè me me.
Nei nostri cuori forever.

frangipane-fetta

Il delirio della torta frangipane.
Ambra ha vinto l'MTC di marzo con le crépes più buone e in piena stagione di remise en forme cosa propone mai? la torta frangipane, trionfo di burro e zucchero, un vero attentato per la linea già compromessa di una golosissima come me.
Beh, ho pensato, molto bene stavolta faccio passo, primo perchè non ho mai mangiato la frangipane e quindi non ho idea di come elaborarla, poi sono impegnata con il lavoro e i dolci non sono il mio forte, passo di sicuro.
Poi succede l'irreparabile. Due pazze scatenate dal nome Eli/Fla e Stefania, decidono di sconvolgere la vita a tutte noi partecipanti di questo bellissimo contest, aprendo un gruppo dedicato su facebook che è una vera e propria associazione a delinquere. Queste due screanzate non fanno altro che instigare dall'alba a notte fonda, utilizzando provocazioni subdole che ti attirano nella rete impigliandoti talmente tanto da non riuscire a liberarti.
Quindi ho cominciato a studiare questa frangipane e a cercare un abbinamento particolare per tentare di concorrere con le centinaia di ricette stratosferiche che già sono arrivate e ancora arriveranno.
Questo è periodo di rabarbaro, proprio stamattina andrò a ritirarne 5 chili per cominciare la mia produzione annuale di confetture e per questo motivo ho deciso di utilizzare per la mia frangipane uno degli ultimi vasi di rabarbaro sciroppato dello scorso anno.
Una delle marmellate più buone che ho fatto con questo particolare ortaggio è quella con i fichi, ma avendola già finita, ho pensato ai fichi caramellati, anche di questi ultimo vasetto.
Poi ho aromatizzato il tutto con l'anice stellato, a partire dalla frolla, quella di Montersino, fino allo sciroppo del rabarbaro, creando un insieme franco romagnolo!
Ho aprofittato della cena che la mia amica Roberta aveva con le sue amiche, per offrirla loro come dessert, ne ho tenuto solo una fetta per capire cosa stavo regalando.
Cosa dire...l'insieme è delizioso, gli aromi e i sapori si sposano molto bene, l'unica cosa è un po' troppo dolce, nonostante il rabarbaro, i fichi caramellati uniti alla dolcezza della crema frangipane rendono l'insieme un po' stucchevole. La prossima volta metterò la metà dello zucchero nella frangi.
In ogni caso, anche questa volta ringrazio le ragazze di Menù Turistico e Ambra per avermi fatto misurare con una ricetta che non avevo mai preparato e mai assaggiato prima.

Torta frangipane con rabarbaro e fichi caramellati al profumo di anice stellato.

frangipane 

Ingredienti per la frolla di Montersino:
330 g di farina bianca di farro
200 g di burro
130 g di zucchero a velo
2 tuorli
1/2 baccello di vaniglia
i semi polverizzati di 1 mezzo anice stellato
1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata
un pizzico di sale

Mettere in una ciotola la farina con il burro a pezzetti a temperatura ambiente, il sale, la scorza di limone, i semi della vaniglia e di anice stellato; lavorare fino a ottenere un composto granuloso. Aggiungere quindi lo zucchero a velo e subito dopo i tuorli e impastare velocemente. Formare un panetto regolare e riponete in frigorifero a riposare per almeno 30 minuti prima dell'utilizzo. Di questa dose ne è rimasta una pallina dalla quale ho sfornato una decina di piccoli biscotti.

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Per la crema frangipane di Ambra:
- 100g di farina di mandorle (o mandorle pelate)
- 100g di burro appena ammorbidito
- 100g di zucchero semolato (gr. 50)
- 1 uovo
- 30g di fecola di patate/maizena
- 1 cucchiaio di sciroppo di rabarbaro aromatizzato all'anice stellato

Montare il burro con lo zucchero fino ad ottenere una crema spumosa, aggiungervi l'uovo leggermente sbattuto e lo sciroppo sempre lavorando con lo sbattitore, incorporare la farina di mandorle (o le mandorle precedentemente tritate finemente nel mixer con un paio di cucchiai di zucchero) poco per volta e la fecola (o maizena), continuando a montare.

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Per la farcitura e decoro:
1 vasetto da gr. 500 di rabarbaro sciroppato
gr. 100 di fichi caramellati
1 anice stellato
1 cucchiaio di rosolio
mezzo cucchiaino di agar agar
fiori di lillà

Raccogliere lo sciroppo del rabarbaro in un tegamino, aggiungere l'anice stellato e bollire per qualche minuto per aromatizzare bene il sugo. Toglierne una metà e metterla da parte. Nella metà rimasta aggiungere i fichi caramellati e scioglierli bene.
Accendere il forno statico a 180°.
Imburrare una teglia rotonda di cm. 22 e stendere la frolla. Mettere nel fondo una base di fichi caramellati e coprirli con  la crema frangipane. Infornare per 25/30 minuti.
Togliere la torta dal forno e fare raffreddare completamente.
Procedere poi con la farcitura: 
preparare la gelatina sciogliendo nello sciroppo messo da parte un mezzo cucchiaino di agar agar attendere 2 minuti che si impregni bene, mescolare, porre sul fuoco e portare a bollore, proseguire per 2 minuti, sempre mescolando. Togliere dal fuoco e aggiungere il cucchiaio di rosolio. Lasciare intiepidire.
Nel mentre farcire la torta con il rabarbaro sciroppato, mettendo l'anice stellato al centro. Stendere la gelatina e decorare con i fiori di lillà.
Sabrina
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martedì 17 aprile 2012

A tutto vapore: Papillotes di sgombro ai ribes e lime, con maionese allo yogurt e patatine novelle.

Al vapore, ci si può cucinare di tutto: verdure, pesce, carne (soprattutto quella magra); i cinesi ci cuociono i ravioli, i giapponesi persino le uova. Semplice ed economica, la cottura al vapore è tra le tecniche di cottura quella che meno altera il sapore naturale dei cibi.
L'elemento liquido può essere neutro, semplicemente acqua, o aromatizzato. nel secondo caso l'alimento si impregna dei vapori aromatici del liquido prescelto. Ad esempio, se si vuole cuocere il pollo, si può utilizzare il vapore di un brodo vegetale a base di cipolla, sedano, carota e mazzetto odoroso, in pratica gli ingredienti aromatici tradizionali del bollito. Mentre un filetto di pesce o dei crostacei si prestano ad essere cucinate nei vapori di un fumetto di pesce. Al termine della cottura il liquido aromatico potrà essere recuperato come base della salsa di accompagnamento. Anche le spezie o le miscele di thè unite all'acqua donano un aroma molto particolare al cibo che si vuole cucinare. 
E' bene porre nel cestello alimenti che richiedono lo stesso tempo di cottura, per garantire una cottura regolare e lasciarli distanziati l'uno dall'altro, senza ammassarli. Questo è importante soprattutto per le verdure. 

Per cuocere questo sgombro ho utilizzato la cottura al vapore, senza però appoggiare il pesce direttamente sulla gratella, ma creandogli un alloggio aromatico all'interno di un cartoccio di carta da forno. Lo scopo è stato quello di  poter aggiungere gli ingredienti che compongono il condimento del pesce e di mantenerne inalterati aromi e sapori senza disperderli. Il risultato è una pietanza profumata e raffinata, nonostante lo sgombro non sia un pesce annoverato tra quelli pregiati.

Papillotes di sgombro ai ribes e lime con maionese allo yogurt e patatine novelle.

Papillotes-di-sgombro

Ingredienti per 4 persone:
4 filetti di sgombro
4 rametti di ribes
2 lime
4 rametti di finocchietto fresco
8 piccole patate novelle
1 tuorlo 
gr. 100 di olio di semi
un cucchiaino scarso di aceto di vino bianco
due cucchiai di yogurt bianco cremoso
polvere di paprica dolce
sale, pepe e olio evo per condire

Preparare il tegame per la cottura al vapore mettendo a bollire l'acqua necessaria. 
Lavare molto bene le patate senza pelarle e adagiarle nel cestello. Coprire con il coperchio e cuocerle fino a quando non diventano tenere.
Nel frattempo preparare la maionese:
è importante che tutti gli ingredienti che compongono la maionese siano a temperatura ambiente. Separare perfettamente il tuorlo dall'albume e porlo in una ciotola con i bordi alti(il bicchiere del minipimer è perfetto). Aggiungere un pizzico di sale il cucchiaino di aceto. Lavorali con le fruste e cominciare ad aggiungere l'olio di semi a filo sottilissimo. Muoversi sempre nello stesso senso fino a quando la salsa non si sarà addensata. 
A questo punto aggiungere il succo di metà lime e aggiustare di sale e pepe. Mescolare delicatamente aggiungendo lo yogurt. Coprire la ciotola con pellicola e riporre in frigorifero fino al momento di servire.
Preparare les papillotes di sgombro:
tagliare la carta da forno in 4 rettangoli, adagiare in ogni pezzetto un filetto di sgombro con un rametto di finocchietto, due mezze fettine di lime, e i ribes. Chiudere il cartoccio all'estremità con due stecchini di legno. 
Togliere le patate dal cestello una volta cotte e disporle senza pelarle in quattro cocottine della misura di due per ciascuna.
Aggiungere nella pentola l'acqua che si è consumata per la cottura delle patate e portare a bollore. Adagiare le papillotes di sgombro sulla gratella per il vapore, coprire con il coperchio e cuocere per 10 minuti.
Riprendere la salsa maionese e dividerla in 4 cocottine, spolverandola con un poco di polvere di paprica dolce.
Servire lo sgombro nel suo papillote, accompagnadolo alle patate novelle e alla salsa maionese.
Bon appetit.
Sabrina


giovedì 12 aprile 2012

Contro il logorio della vita moderna: Crema di Cynara e Carciofini sott'olio.

Ve lo ricordate Ernesto Calindri e lo spot dell'amaro Cynar contro il logorio della vita moderna..? Se ne stava bello seduto in un tavolino in mezzo al traffico, a leggere il giornale e a sorseggiare un bicchierino di liquore, tranquillo e beato, in pace con il mondo. 
Beh..bastassero i carciofi per combattere lo stress, ne mangeremo tutti delle quantità...ma io confido sull'effetto placebo e visto che mi piacciono da morire, comincio a conservarli preparando una deliziosa quanto semplicissima crema da splamare e i classici e raffinati sott'olio..



Un po' di storia.
Originaria dell'Africa del Nord, nell'antichità la pianta del carciofo fu chiamata Cynara dal nome della ninfa che respinse l'amore di Giove e venne così considerata un fiore spinoso invece che una verdura.
Proviene dal cardo. Nel corso degli anni, attraverso la coltivazione, venne gradualmente trasformato fino a che le brattee che racchiudono il fiore, prese consistenza e gusto, tali da rendere questo ortaggio il prelibato alimento che tutti conosciamo.
Caterina de' Medici, grande ambasciatrice del gusto gastronomico, lo coltivava in Toscana e lo introdusse nei banchetti di corte in Francia.

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 Foto prese da Wikipedia.

Aspetto, proprietà e coltivazione.
Il carciofo è una pianta erbacea perenne, dalla cui radice rizomatosa, cresce il fusto che al momento della fioritura raggiunge il metro e mezzo d'altezza. Dal portamento maestoso, è ornata da grandi foglie polimorfe di colore grigioverde.
Predilige il clima mite e al nord è necessario piantarlo in luoghi riparati. Una volta, da noi in pianura padana si usava coltivarlo all'interno di grandi ceste ovali di salice intrecciato, quelle che si usavano per la vendemmia. Venivano in parte interrate fino al sopraggiungere dell'inverno, poi estratte dal terreno, venivano ricoverate sotto al portico, dove trascorrevano ben riparate la stagione fredda.
E' una pianta talmente bella ed elegante che, per il mio personale gusto, oltre che coltivata nell'orto, può arricchire anche le più raffinate bordure in giardino e il metodo della cesta potrebbe essere ancora più decorativo.
Per mantenere la sua produttività è bene rinnovare l'impianto ogni 4/5 anni, cambiando la posizione nell'orto per far si che il terreno non si impoverisca e la pianta cresca rigogliosa.
Le varietà sono diverse, spinose o inermi, autunnali o rifiorenti. Tra le più conosciute trovamo lo Spinoso sardo, il Romanesco e il Violetto di Sant'Erasmo.
Zinco, nichel, cobalto, ferro e zolfo sono gli oligoelementi presenti nel carciofo; tra le vitamine troviamo presenza di B1 e B3. Le sue proprietà depurative del fegato e del sistema biliare sono riconosciute sia  dalla medicina naturale che dalla farmacologia. Combatte inoltre l'eccesso di colesterolo e ha effetti diuretici, lassativi e stimolanti dell'appetito.


Uso e conservazione.
Il carciofo ci conserva principalmente sott'olio e in crema, ma anche congelato, sbollentandolo in acqua per tre minuti, raffreddato rapidamente, asciugato e congelato singolarmente su un vassoio per poi confezionarlo in sacchetti o contenitori da freezer.
In cucina si può preparare un risotto molto raffinato o si  unisce a pesce come coda di rospo, branzino, gamberi per un ragù per la pasta; fritto in pastella o semplicemente infarinato per il famoso carciofo alla Giudia; ripieno di carne o di pane aglio e prezzemolo; crudo in carpaccio con grana e aceto balsamico.

Oggi presento due miei classici, la crema e i sott'olio. In questo post ho spiegato come sterilizzare in modo corretto i barattoli, pratica assolutamente indispensabile per prevenire muffe e botulino. 

Crema di Cynara.

Ingredienti per 2 vasetti da gr. 250 :
1 chilo di carciofi spinoso sardo (gr. 400 puliti)
4 spicchi di aglio
1 peperoncino
5 grani di pepe di shezuan
abbondante prezzemolo tritato fresco
sale, olio evo
1 limone

carciofi

Pulire i carciofi togliendo le foglie più dure, tagliarli a spicchi e immergerli in acqua e limone per far si che a contatto con l'aria non si anneriscano. Scolarli dall'acqua e cuocerli a vapore fino a quando diventano teneri.
Scaldare 4 cucchiai di olio evo in padella con gli spicchi d'aglio schiacciati, il peperoncino e il pepe. Aggiungere i carciofi e insaporire per qualche minuto a fuoco vivace.
Togliere l'aglio e il peperoncino, frullare, salare e aromatizzare con il prezzemolo tritato.
Mettere in vasi di vetro e sterilizzare a bagnomaria per 30 minuti.
Conservare in dispensa o in cantina.
La crema si mantiene per parecchi mesi.
Deliziosa sui crostini o aggiunta alle uova per una aromatica frittata. Accompagna il bollito o il pesce lessato. Aggiunta ad un formaggio cremoso, si prepara una mousse molto delicata e raffinata.


carciofi-sott

Carciofini sott'olio.

Ingredienti per 2 barattoli da gr. 500 e 3 da gr. 300 :
kg. 3 di carciofini spinoso sardo (kg. 1,250 puliti)
gr. 750 di olio evo
gr. 250 di aceto  di vino bianco
6 spicchi d'aglio
sale
2 limoni

Collage-carciofi

Preparare una ciotola con il succo dei limoni spremuti.
Pulire i carciofi dalle foglie pù dure, tenedo il cuore e una parte del gambo. Man mano che si puliscono passarli immediatamente nel succo di limone per far si che non anneriscano a contatto con l'aria.
In una pentola d'acciaio o di rame capiente, mettere a bollire l'olio e l'aceto con lo spicchio di aglio e un cucchiaio di sale. Le quantità di olio e aceto devono essere sempre calcolate in tre parti di olio e una di aceto.
Quando il liquido bolle, gettare i carciofini mantenendo la fiamma molto alta.
Dal momento che riprendono il bollore calcolare il tempo della recita di un Credo, cioè circa 3 minuti. Non eccedere con il tempo perchè i carciofini devono rimanere molto al dente.
Lasciarli raffreddare completamente nel loro liquido di cottura, anche per una notte intera.
Invasare, chiudere ermeticamente e sterilizzare a bagnomaria per 30 minuti.
Posso dirlo? FAVOLOSI!
Alla prossima.
Sabrina


sabato 7 aprile 2012

Torta degli addobbi e Buona Pasqua.

Ho fatto la torta di riso
Speravo nella fortuna dei principianti, ma la prima è finita nel rusco, immangiabile.
La colpa non è della ricetta, tutto sommato semplice anche per me che non sono una pasticcera, ma della mia presunzione. Al primo tentativo volevo, bella tronfia perché non mi passava neppure per l'anticamera del cervello di non essere assolutamente in grado di fare una cosa del genere, volevo, dicevo, emulare Bottura, scomponendo gli ingredienti della torta per creare la torta di riso destrutturata (uahahahahah...cretina!).
Risultato disastroso, il rusco era fin troppo chic, un grand hotel per quel obbrobrio che avevo creato!
Mesta mesta, son scesa dal pero e ho rifatto la torta seguendo la ricetta alla lettera ed è venuta squisita.
Questa è una ricetta che mi ha passato questa mattina Claudia, la moglie di Oriano il salumiere di via D'Azeglio, che la fa stupendissima, dolcemente succosa. Mi ha detto che se avessi seguito le dosi che mi passava, avrei fatto anch'io una torta perfetta. E così è stato.
Le tradizioni non si toccano, se non si è Bottura.

torta-di-riso

Un po' di storia.
Le parrocchie della diocesi di Bologna, le sole in Italia, ogni 10 anni celebrano a turno una festa per il SS Sacramento detta "degli addobbi", perché una volta, ma ancora oggi, si stendevano ornamenti di stoffa alle finestre delle case lungo le strade percorse dalla processione per il Corpus Domini.
In queste occasioni si preparava questa torta, certamente la più amata e antica di Bologna, che si vendeva anche per le strade e veniva offerta nelle case addobbate sempre aperte e pronte a ricevere amici e parenti.
Quando arrivava la primavera, ci si cominciava ad informare, ed era un continuo passaparola, sulle parrocchie che sarebbero state negli addobbi quell'anno, e ci si preparava a gustare la torta con un bicchierino: naturalmente si facevano molte critiche e si giudicava la migliore.
Gli addobbi esistono ancora ma....ahimé non c'è più nessuno che offre la torta....

Torta di riso.

torta-di-riso-piatto

Ingredienti:
1 lt latte
75 gr riso
250 gr zucchero
100 gr mandorle tostate
6 uova intere
100 gr cedro candito
100 gr amaretti
sale
scorza di limone
vaniglia
liquore mandorla amara
burro e zucchero di canna per la teglia

Mettere a bollire il latte con un pizzico di sale, la scorza di limone, un po’ di vaniglia e lo zucchero. 
Appena il latte comincerà a bollire unire il riso, mescolare spesso, il riso è pronto quando il latte sarà quasi 
assorbito. Togliere dal fuoco e aggiungere gli amaretti sbriciolati; lasciare raffreddare e unire il cedro candito, le mandorle tostate e tritate finemente. Aggiungere le uova senza lavorarle troppo e incorporandole un po’ alla volta. Imburrare la teglia e spolverarla di zucchero di canna. Versare l'impasto e infornare.
Claudia dice di cuocere in forno statico a 180° per un'ora, controllando verso la fine con la prova stecchino.
In realtà il mio forno scalda molto, quindi conoscendolo, ho cotto la torta a 150° per 45 minuti. In questo modo non si è asciugata ma è rimasta molto succosa.
Togliere la torta dal forno, farla intiepidire e bagnarla abbondantemente con la mandorla amara.

Buona Pasqua.

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Con questa ricetta partecipo al contest di Ely.





mercoledì 4 aprile 2012

Il vincitore di "Ti cucino a..fuoco lento"

Che bella avventura è stata il mio primo contest! Sono contenta di averlo proposto, credo che per chi tiene un blog di cucina sia un'esperienza da provare. Ogni ricetta arrivata è stata un'emozione: leggerla, pubblicarla, cercando di gustarla pienamente con la fantasia, ha stimolato i sensi e ha accarezzato il cuore.
Il tema non era dei più semplici, un po' per il poco tempo che ognuno di noi ha per cucinare, ma anche perchè la cottura lenta è utilizzata in gran parte nelle ricette della tradizione e i foodblogger amano proporre soprattutto piatti innovativi e ricercati. Nonostante questo la partecipazione ha superato le mie aspettative e anche quelle delle "giudichesse".

E A VOLTE RITORNANO...
Una grande gioia è stata quella di vedere amici e amiche tornare con più di una ricetta e per questo ringrazio:
Stefania che con le sue tre ricette ha portato una ventata dei profumi della sua Sicilia e con le cicerchie è salita sul podio.
Jacopo, tre ricette anche per lui, e la roveja che non vedo l'ora di trovare e provare.
Dida che, con tre bellissime ricette di famiglia, ci ha fatto conoscere i sapori della sua Milano.
Maria, la tradizione fatta donna, con ben 5 piatti ha dato alla Toscana il palmares della cucina a lenta cottura.
E infine lei, Giuseppina, tre meravigliose ricette, che mi hanno fatto sognare (ma son di parte perchè ultimamente ho un debole per questa signora) e che hanno portato un tocco di raffinatezza francese, anche il suo agnello è da podio.

COME TI SPIEGO LA RICETTA.
Tanti si sono affidati alle ricette seguendole alla lettera, come richiede la tradizione dei pilastri della cucina italiana, altri hanno messo del loro, cercando di personalizzare il piatto, spiegandolo nei minimi particolari.
Menzione di merito e podio:
Il brasato di Diana su cui vorrei soffermarmi, per calcare la mano sulle differenze rispetto alle altre ricette di brasato. Lei usa fegatini, arricchisce il sugo con acciughe, fa un piatto complesso e pensato, con la sua solita tecnica.
Il boef bourguignonne di Sandra merita una menzione speciale, perchè ci ha risparmiato l'ennesima citazione di Julia Child. Ad ogni buon conto, Robuchon- Bocuse e Sandra sono una formazione vincente.
Pippi, cinghiale in dolceforte: tradizione, ma spiegata benissimo.
Elvira, frequenta il Condon bleu e si vede. 
Emanuele, il suo cervo in salmi con una cottura sottovuoto a bassa temperatura, regala ad un piatto importante di tradizione l'innovazione della tecnica. Podio anche per lui.

LA PIETANZA DIMENTICATA.
Un rammarico, nessuno ha osato il pesce, solo Max ha utilizzato i gamberi nella sua zuppa mare e monti.

PIU' DOLCE DI COSI'.
Una menzione doverosa ai due dolci, il Dulce de leche di Monica, un dolce a cui sono affezionata per motivi sentimentali (è uno dei preferiti del mio figliolo) e il latte brulé di AnnaLu e Fabio, per il quale, sia la sottoscritta che i giudici tutti, ci siamo stracciati le vesti e fino all'ultimo ha conteso la palma della vittoria al vincitore.

Scegliere un vincitore è stato veramente difficile, non per altro lo proclamo dopo ben 20 giorni dalla fine del contest, ma sono stata molto combattuta, anche perchè la scelta non è stata secca e decisa su un piatto unico, ma ho dovuto scegliere fra parimerito.

E' giunto il momento.

LA MOTIVAZIONE:
  • perché ha utilizzato il taglio giusto per il brasato, 
  • perché non parla genericamente di birra ma dà la marca e la sfumatura di colore, 
  • perché spiega la ricetta in ogni suo passaggio con dovizia di particolari, dimostrando che sa cucinare bene e rendendo il piatto perfettamente riproducibile.


IL VINCITORE:
Ivan Borsato 
Guancia di vitella brasata alla birra con nidi di patate.



IL PREMIO:
Ivan si è aggiudicato il premio in palio, offerto da 
Wi-fire, il fuoco che arreda specialisti nel camino a bioetanolo. 
Si tratta di un'affascinante candela in acciaio verniciato bianco con vetro cilindrico temperato di protezione, bruciatore cilindrico in acciaio inox , capacità lt.0,3, autonomia di fiamma circa 4 ore, alimentata a bioetanolo, combustibile ecologico, ottenuto dalla lavorazione delle bucce di barbabietola da zucchero.
Un oggetto che crea emozione, in una calda e romantica fiamma.

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Complimenti al vincitore!

RINGRAZIAMENTI.

Ringrazio di cuore tutti i partecipanti, protagonisti indiscussi del contest. E' stato un onore per me ospitarli a nella mia umile casa che hanno arricchito con i loro profumi e sapori. Grazie.

Grazie per il sostegno e per il contributo. Senza di voi sarebbe stato ancora più difficile.

Ringrazio la mia cara amica adorata Roberta per condividere sempre con me ogni mia avventura e aver offerto il premio per il vincitore.

Ringrazio tutti quelli che in questo periodo hanno partecipato a questo avventura, lasciando commenti di apprezzamento per ogni ricetta pubblicata.
Alla prossima.
Sabrina